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da segretarii italiani (o che sapevan l’italiano); per noi vale lo stesso. Certo molti di quei Principi avevano avuto l’occasione d’imparar la nostra lingua, sia studiando in Italia (a Padova la maggior parte, ma anche a Pisa), sia facendosela insegnare da qualcuno fra i molti italiani, che, specie nel secolo XVII, vissero in Romania, facendo i segretarii e i maestri di lingua.
2. Italiani in Rumania.
A costoro, ai missionarii cattolici, quasi sempre di nazionalità italiana, e a qualche viaggiatore, che, allettato dalle promesse di qualche Voda, finì collo stabilirsi in Rumania o col restarvi troppo più a lungo di quanto da principio non si fosse proposto, converrà necessariamente limitare il nostro discorso, giacché non è il caso d’intrattenerci a fare, attraverso i secoli, il censimento dei mercanti veneziani e genovesi1che vennero
- ↑ Una vera e propria storia del nostro commercio in Rumania nell’età media si può leggere in uno dei più solidi lavori che sieno usciti dalla penna del Iorga: gli Studii istorice asupra Chiliei și Cetăței Albe, București, C. Göbl, 1899. Molte notizie, prive però di qualsiasi indicazione di fonti, son pure nella Breve Storia ecc., più volte citata, e specialmente nelle prime pagine del Cap. II (Prime influenze italiane sul popolo rumeno fino al regno di Stefano il Grande). Sono inoltre da consultare nella citata Istoria Românilor în chipuri și icoane del medesimo, le conferenze intitolate: Românii in străinătate și străinii în țările românești (Vol. II), dove però c’è assai meno di quanto il titolo non lasci supporre; Negoțul și meșleșugurile în trecutul românesc (Vol. III, Farmacia in țările românesti, (Vol. II), dove troviam notizia di non pochi medici, cerusici e speziali italiani fatti venire in Rumania per conto di varii Voda, soprattutto da Venezia e da Padova; Vechiul meștesug de clădire al Românilor (Vol. II) interessante per le notizie che ci dà sugli architetti veneziani e dalmati che introdussero in Rumania lo stile veneziano del Rinascimento; infine la conferenza Despre îmbrăcămintea, (Vol. I), in cui son menzionate le stoffe e i tessuti che i Rumeni importavano da Venezia. Cfr. inoltre gli ottimi lavori del Belgrano, Prima e seconda serie di documenti riguardanti la colonia di Pera in Atti della Soc. lig. di St. patr., XIII e di Camillo Manfroni, Le relazioni fra Genova, l’Impero bizantino, i Turchi in Atti della R. Società ligure di Storia patria, XXVIII, fase.III, serie III. Cfr. anche il noto studio di W. Heyd, Hist. du commerce du Levant au moyen âge, quello di Sainte-Marie Névil, Caffa et les colonies genoises de la Crimée, 1856, e il lavoro del Murzakiewicz sulla Storia delle colonie genovesi, Odessa, 1847, che però non ho potuto utilizzare perchè scritto in russo. Notizie importanti si posson trovare anche in Ceruti, L’Ogdoas di Alberto Alfieri, episodii di storia genovese nel secolo XV, in Atti della Società ligure di storia patria, Vol. XVII e in B P. Hajdeu, San Giorgio di Calafato in Columna lui Traian, I, 57.