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della Russia, dell’Austria, della Francia, della Prussia, e quella medesima influenza europea che prima diffondevan l’ufficiale russo, il nobile polacco, il negoziante italiano, il funzionario fanariota del Dragomannato divenuto Vodă o consigliere del Vodă, venne d’ora innanzi diffusa anche dai consoli stranieri. A queste influenze già notevoli di per sè stesse, vennero ad aggiungersi in seguito anche gli esilii, i viaggi di piacere, l’abitudine di andarsi a perfezionare negli studii oltre i monti, non più in Italia, ma in Francia, in Germania, in Russia, tutti paesi dominati allora dallo spirito riformatore che veniva di Francia, e, ben presto, insieme con la zimarra all’uso turchesco, il berretto di pelo e il mantello foderato di pelliccia, i boieri e le cucoane di Valacchia e di Moldavia scagliarmi lungi da loro le vecchie usanze, i vecchi costumi, i vecchi sentimenti e le vecchie idee, per europeizzarsi, per civilizzarsi, secondo la nuova ricetta produttrice di miracoli che davano i Francesi. Educati da maestri stranieri, lettori di libri stranieri, visitatori di paesi stranieri” 1, i Rumeni del secolo XVIII si posero a contatto colle diverse tendenze, che, intorno a quel tempo, si manifestarono nel pensiero dei popoli dell’occidente.

a) Posto che spetta ai contatti italiani.

Tra codeste influenze, se il primo luogo spetta indubbiamente a quella francese, il secondo può ben attribuirsi all’italiana, giacché, se a prima vista può sembrare che la cultura neoellenica, diffusa ne’ principati danubiani dalla dominazione fanariota appunto intorno a quest’epoca, debba aver la precedenza; è pur vero che la maggior parte de’ greci che pubblicarono in Rumania le loro opere o vi esercitarmi l’insegnamento pubblico e privato, avevan fatto i loro studii in Italia 2 sicchè,

  1. N. Iorga, Istoria literaturii românești in secolul al XVIII-lea, I, 14.
  2. C. Erbiceanu, Bărbații culți Greci si Români și profesorii din Academiile din Iași și de București din epoca zisă fanariotă (1650—1821) in Anatele Ac. Romàne, Secț. ist.,, XXVII (1304—05), p. 141: „Questi dotti avevano fatto i loro studii superiori per la maggior parte in Italia, altri pochi in Germania e in Francia”, c p. 142: „Soltanto così si spiega come tanti rumeni di quell’epoca conoscessero, scrivessero e parlassero l’italiano e similmente come degli stranieri [quali erano i Greci del Fanar] imparassero con tanta facilità il rumeno. La ragione