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dal Platen1 p. es. e da W. A. Schlegel2. In fatto che di tali critiche nulla trapeli dagli articoli che in quella occasione furono scritti nei varii giornali letterari a me sembra non si possa spiegare colla sola ignoranza in cui gli autori di quelli potevano trovarsi delle cose italiene, poi che tali critiche dilagarono in Francia più che altrove e allora, come oggi, i rumeni erano perfettamente a cognizione di qualunque cosa si stampasse o si pubblicasse in Francia. Due ragioni fortissime — di opportunità l’una e l’altra — dovettero ai patrioti rumeni, che in quegli anni si servivano con tanta abilità della letteratura per iscuotere dal sonno i dormenti, consigliare il silenzio su quelle critiche, e cioè in primo luogo il fine patriottico che si proponevan raggiungere (cui non sarebbe certo giovato il porre in discussione quelle medesime tragedie, ad ammirar l’arte delle quali invitavano il pubblico); in secondo luogo il rispetto e l ’ammirazione, che ognuno allora tributava a Heliade, onde il più piccolo accenno a un qualsiasi difetto delle tragedie da lui fatte rappresentare al Teatro Nazionale sarebbe sembrata un’offesa a quei sentimenti di simpatia per tutto ciò che riguardasse la l’Italia e la sua letteratura, che tutti sapevano essere tanto a cuore di quella simpatica e veneranda figura di letterato e di patriota.

Ciò posto, non ci meraviglieremo nè della scarsa messe di giudizi che ci verrà fatto di raccogliere nè della banalità delle lodi che quasi tutti contengono.

D’altronde i giudizi riguardano quasi esclusivamente il Saul „tragedia grandiosa, magnifica quanto è possibile (immaginare)”, come la chiama Aristia nella dedicatoria a Heliade (La prieten

  1. Cfr. A. Farinelli, op cit., pp. 544-5: „Aridità sconfortante rinfacciano all’Alfieri i tedeschi, specie nel tempo del grande e ricco entusiasmo per i drammi del Calderon. Il Platen lesse, verso il 1819, il Timoleone, e nei Tagebücher chiamò il dramma „insipido, asciutto, scabro e privo d’intrinseca profondità”. El mayor encanto amor, El castigo eri tres venganzas del Calderon, lo affascinavano, quando proponevasi di leggere l’Alceste dell’Alfieri, ma trovò che, accanto all’esuberanza delio spagnuolo, „la semplicità piemontese” appare „scipita”. Sovra ogni altra tragedia gli piacque la Mirra: „l’insieme però commuove e scuote il cuore ben poco... La fantasia manca quasi da per tutto”.
  2. Strano, che, mentre lo Schlegel accusa l’Alfieri di antimusicalità e gli rinfaccia, seguendo il pregiudizio de’ contemporanei anche italiani, „le più gravi dissonanze”, in Rumania sì riconoscesse invece l’armonia e la musicalità del verso alfieriano. Cfr. Farinelli, op. cit., p. 548.