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come qualcuno potrebbe pensare, ma, nelle poche righe che abbiamo riferite, l’espressione del volto e, più ancora, dello sguardo di Asaki, quale lo conosciamo dai ritratti e dalle fotografie riprodotte nella bella memoria del Dott. Istrati1, si rispecchia così al naturale (coloro che guardano bieco, con gli occhi infossati in un cranio di delinquente) e, d’altra parte, l’accenno ai consigli accompagnati da sorrisi amari si attaglia così bene al tono e alla sostanza dell’articolo dell’Albina; che non crediamo doverci spendere un maggior numero di parole.

Ai conforti dell’amico, Aristia naturalmente riprende coraggio e si decide a pubblicare la sua traduzione: „Con queste parole il mio vero amico mi ha riscaldato il cuore, mentre mi sentivo un sol pezzo di ghiaccio, ecc.”.

Insomma: Ende gut, Alles gut. A marcio dispetto di tutti gl’invidiosi, di tutti i malevoli e delle critiche piuttosto aspre che no, contenute nell’articolo di Asaki, la traduzione del Saul condotta a termine da Aristia, non solo, come abbiam visto, riscosse allora le lodi generali degl’intenditori di poesia e di teatro, ma, quel che più importa, va annoverata anche oggi fra le traduzioni migliori, che di autori italiani abbiamo in lingua rumena. Che anzi, mentre regge benissimo il confronto con la traduzione francese del Trognon, che è la migliore ch’io conosca delle tragedie dell’Alfieri, è indubbiamente superiore sì alla traduzione greca del Filippo e dell’Oreste del Kρατερός, che all’indegno raffazzonamento del Pétitot, che pur godette di tanta diffusione.

Citerei volentieri qualche brano della Virginia che Aristia tradusse con egual cura del Saul in versi rumeni che a me sembrano impeccabili, per quanto si possa scommettere che ad Asaki avrebbero fatta diversa impressione; ma oramai incomincio a temere di stancare sul serio con l’attenzione anche la pazienza del lettore e passo senz’altro a esaminar la terza e ultima traduzione in ordine di tempo, cioè quella del Filippo e dell’Oreste, pubblicata a Bucarest dal Marcovici il 1847.

È un elegante volumetto in-16 piuttosto grande, rilegato alla bodoniana, con la copertina azzurra e il taglio in oro, stam-



  1. Dr. C. I. Istrati, Din trecutul nostru, Una suta de ani de când G. Asaki s’a dus la Roma, București, 1909.