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sintomi della corrente latinista in decadenza. La quale cominciò con Samuil Micu e passò a miglior vita con Badea Cârțan” 1

Ora a chi, p. es., volesse sapere chi sia questo povero Carneade così bistrattato (con altri quasi-innocenti, quali il De Gubernatis, il Pèladan e il Claretie) dall’ironia caustica del Iorga non potrei rispondere se non che si tratta d’un povero e ingenuo pastore, avido di dottrina e di luce, che, avendo letto o sentito raccontare dell’origine romana della sua gente, fece a piedi il suo pellegrinaggio a Roma e alla Colonna Trajana, ai piedi della quale si fece persino arrestare dalle nostre guardie di pubblica sicurezza, cui la pretesa del pastore rumeno di passar la notte fra le rovine del Foro dovè sembrare per lo meno assai strana.

Deriso da tutti, e, quel ch’è peggio, da’ suoi medesimi compatrioti, a me questo donchisciottesco „cioban” 2 di Transilvania fa simpatia; nè solo perchè meta dell’amoroso suo pellegrinaggio era la città sacra ad ogni cuore italiano e civile; ma anche perchè ho imparato dal Mazzini 3 ad adorar l’entusiasmo anche nelle sue forme più umili e a non disprezzare i sogni delle anime semplici.


  1. N. Iorga, Istoria Românilor în chipuri și icoane, București, 1905, II, 49—84.
  2. [„Pastore”.]
  3. Non saprei più dove, nè ho qui il modo di farne ricerca. Ricordo che a me giovanetto (ero allora in seconda liceale) il bravo e buono e curo prof. Francesco Colagrosso, alla cui triste fine non posso ripensare senza che mi si inumidiscano gli occhi di pianto, dette una volta per tema di composizione la seguente sentenza di quel Grande: „ Adorate l’entusiasmo, adoiate i sogni dell’anima vergine, perchè i sogni della prima giovinezza sono un profumo di paiadiso che l’anima serba, uscendo dalle mani del suo Fattore.” Questa sentenza ricomparve come motto sulla testata d’un giornaletto liceale: „Il Fantasio”, dove molti di noi fecero le prime armi nella novella e nella critica e restò scolpita nel cuore di tutti quei giovanetti ch’ebbero a trattarla come tema di composizione e fanno ora tutti il loro dovere nel giornalismo e nell’arte, nella magistratura e nell’esercito, nell’insegnamento e nell’avvocatura.