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β) Traduzioni rumene.
La seconda traduzione in ordine di tempo — e la migliore di tutte per gli alti intendimenti d’arte propostisi dal suo autore — è quella del Saul e della Virginia, che C. Aristia pubblicò a Bucarest il 1836, l’anno stesso della loro rappresentazione. Eccone il titolo preciso:
[Bibliotheca Academiei Române, S. 789].
DIN OPERILE | LUI | ALFIÉRI | tomul I | ΤρaΔυcε Δε K. ARISTIA. | BUKUREȘTI. | In tipografia luĭ Eliad. | 1836.
Segue una Precuvântare [Prefazione] manifestamente aggiunta dall’autore dopo che il volume era già stampato, per difendersi dalle critiche rivoltegli da Gh. Asaki nell’Albina Românească [L’Ape rumena] del 21 settembre 18391; poi una dedicatoria La prieten meu [Al mio amico] (I. Heliade-Rădulescu); quindi il Saul, infine la Virginia, dedicata Domnului marelui Logofăt, I. Vacărescul [Al Signor Gran Segretario I. Văcărescu].
Della breve polemica, sfuggita finora agli occhi degli studiosi, sia perchè non esplicita, sia perchè nessuno aveva osservato che quelle due paginette di prefazione sono state aggiunte a libro stampato, daremo notizia nelle pagine che seguiranno. Ora preferiamo riportare qualche brano della traduzione di Aristia, in modo che, in seguito, il lettore sappia a chi dar ragione:
- ↑ Che Aristia alluda alle critiche di Asaki, a me par cosa più che sicura. In fondo Asaki accusava il traduttore rumeno del Saul, di aver voluto trasportare nella versificazione rumena le caratteristiche proprie di quella italiana, e si scagliava perciò contro coloro, che, sotto il pretesto di arricchire o d’ingentilire la lingua rumena [leggi: Heliade e gli altri italianizzanti], le toglievano quel profumo di naturale ingenuità, che ne costituisce l’attrattiva migliore. Ed Aristia a protestare: „Limba românească ’mi e dragă, este primitoare de noutăți, precum este iubitor se streini și rumânul”. [„La lingua rumena mi è cara, ed è accoglitrice di novità, allo stesso modo come anche il rumeno è ospitale cogli stranieri”].
biam visto infatti che l’entusiasmo dei greci per le rappre entazioni alfieriane del 1819-20 non si estessero punto alla maggior parte della cittadinanza di Bucarest, che non andava certo a teatro per sentir rappresentar tragedie in una lingua che non capiva e che odiava; ma solo a pochi patrioti che seppero sfruttarlo a beneficio del loro paese.