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ΟΡΕΣΤΗΣ

Διατί;

ΠΥΛΑΔΗΣ

Δόσμετο

ΟΡΕΣΤΗΣ

Λάβετο

ΠΥΛΑΔΗΣ

Ἀκουσέ με. - ἡμεῖς δὲν ἠμποροῦρεν πλέον μείνωμεν εἰς αὐτον τὸν τόπον· ἔλα...

ΟΡΕΣΤΗΣ

Ἀλλά τί;...

ΗΛΕΚΤΡΑ

Ἄ! ὁμίλησε· ποῦ εῖναι ἡ Κλυταιμνήστρα;

ΟΡΕΣΤΗΣ

Ἄφεστην· τώρα ἴσως καίει τὴν πυρὰν τοῦ προδότου συζύγουτης.

ΠΥΛΑΔΗΣ

ὑπερεκπλήρωσες τὴν ἐκδίκησιν· τώρα ἔλα μὴν ἐξετάζῃς περισσότερον

ΟΡΕΣΤΗΣ

῀Ω! τί λέγεις;

κ. τ. λ.

(ΠΡΑΞΙΣ Ε´, ΣΚΗΝΗ ΙΓ´).
Op cit. p. 90.



Sappiamo che il Filippo e l’Oreste furono tradotti per le rappresentazioni del 1819-20 da Iacovachi Rizo in collaborazione con un tal Monti1; ma, per quante ricerche abbaimo fatte, non ci è riuscito scovare il disgraziato copione andato a finire Dio sa dove. La traduzione, della quale ci siamo occupati, sembrerebbe a prima vista appartenente a un tal Χριστόφορος Κρατερός, se l’appellativo di ἐκδότης, dal quale questa indicazione è preceduta, non ci facesse nascere il sospetto che il buon Cristoforo non ne fosse che semplicemente l’editore. Ad ogni modo è proprio lui che dedica l’opera πρὸς τὸν εὐγενέστατον Γεώργιον Λεβεντήν interprete (greco) presso il consolato russo di Bucarest.



  1. Cfr. Dimitrie C. Ollănescu, Teatrul la Români, in Analele Academiei Române, XX, p. 37.