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la sera del 17), anzichè, come il Filippo, nel mese di maggio. Le tre tragedie sono comprese sono comprese sotto il titolo comune di:


ΣΙΛΛΟΓΗ | διαφορῶν | ΤΡΑΓῼΔΙΩΝ, | ὅσαι παρεστάθησαν εἰς τὸ θέατρον | τοῦ Βουκουρεστίου. | Μεταφρασθεῖσαι εἰς τὴν κοινὴν ἡμῶν | γλῶσσαν, καὶ ἐκδοθεῖσαι διὰ συνδρο- | μῆς τῶν φιλογενῶν καὶ φιλο- |μουσῶn. || ΤΟΜΟΣ ΠΡΟΤΟΣ || Eκ᾽ τοῦ ἐν Βουκουρεστίῳ νεοσυστάτου | Τυπογραφείου. || 1820


Per quante ricerche abbia potuto fare, non mi è riuscito trovare altri tomi di questa Silloge; ma uscirono poi? Ne dubito assai. Per quanto il primo fosse dedicato ΠΡΟΣ ΤΟΝ | ΕΥΓΕΝΕΣΤΑΤΟΝ | ΓΕΩ´ΡΓΙΟΝ ΛΕΒΕΝΤΗ´Ν | ΔΙΕΡΜΗΝΕΥΤΗΝ ΤΟΥ ΕΝ ΒΟΥΚΟΥΡΕΣΤΙῼ | ΡΟΣΣΙΚΟΥ | ΚΟΝΣΟΛΑΤΟΥ, nel quale l’autore sembra confidar molto; la Silloge non dovette andare oltre il primo volume messo insieme con molta fretta e disordine, come appare dal turbato ordine cronologico e da qualche sintomo di progressiva rilassatezza che avviene di scorgere qua e là.

Un’ultima osservazione. Molte pagine di questo volumetto sono state piegate da un lettore non privo di gusto e di sentimenti romantici. È assai probabile si tratti di un lettore contemporaneo o quasi dell’autore, perchè oggi da per tutto si grida l’oraziano: Quaerenda primum pecunia est: virtus post nummos, e, malgrado virtù e romanticismo non sian davvero la stessa cosa, oggi potrebbe sembrare virtù anche un ritorno a certi entusiasmi romantici. Ad ogni modo, e tanto per non fare il laudator temporis acti, chi leggerebbe ora in Rumania un libro scritto in greco? E allora, visto che l’autore di quelle piegature è uno di quei simpatici rumeni del buon tempo antico, non è vero che è interessante curiosare dove abbia posto quei segni? Ci servirà, nella peggiore delle ipotesi, a farci un’idea della traduzione, nella quale, intorno al 1820-21, si leggevano in Rumania le tragedie dell’Alfieri!

Il primo segno lo troviamo nel Filippo alla seconda scena del primo atto e precisamente alle parole:

ΙΣΑΒΕΛΛΑ.

Αἴ, τί;

ΚΑΡΟΛΟΣ

Ὑπήκοος, υἱὸς ἀπολύτου δεσπότου, ὑπέφερα, ἐσιώπησα, ἔκλαυσα, ἀλλ´ εἰς τὴν καρδίαν μου εἶχα νόμον ἀπαράβατον τὴν θέλησίν του· ὅθεν