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e Curie riportarono un gran successo rispettivamente nelle parti di Virginia e di Virginio1.

Non ho notizia di altre rappresentazioni alfieriane posteriori2. Senza affermarlo, potrebbe darsi benissimo che non ve ne fossero più state. L’italianismo di Heliade provocò ben presto, co’ suoi eccessi, una reazione; la cacciata degli austriaci, per cui la Lombardia e il Veneto cessavan per sempre d’esser provincie dell’impero austro-ungarico, chiuse la via principale della importazione letteraria italiana in Rumania; la politica orientale del giovine regno eccessivamente timida, e paurosa sempre di urtare le suscettibilità dei terzi, la triste mania latina di screditarsi a vicenda, la discordia che travaglia le colonie il aliane così in Rumania come altrove, impedirono che se ne aprissero delle altre. Oggi, se in Oriente qualcosa della letteratura italiana si sa, si sa per il tramite delle traduzioni e dei libri francesi, il che purtroppo non può valere a consolarci gran fatto, vista l’ignoranza e i pregiudizi di molti francesi intorno alle cose d’Italia.


3. La „Bibliotheca Universală“ e le traduzioni publicate in Rumania delle tragedie di Vittorio Alfieri.


a) La „Biblioteca Universală".

Il 25 maggio del 1846, I. Heliade-Rădulescu pubblicava nel suo Curier de Ambe Sexe (Periodul V, de la 1844 pînă la 1847) un Inceputu de Bibliothecă Universală, col quale si obbligava a dar fuori ogni anno 3 volumi di Storia, 3 di Filosofia, 3 di Giurisprudenza, 2 di Politica, 1 di Economia politica, 2 di Scienze naturali, 1 di Belle arti, 1 di Retorica o Poetica, 2 di



  1. Cfr. Ollănescu, op. cit., p. 79. Nello stesso mese di giugno si rappresentò La vedova scaltra del Goldoni, tradotta da Costache Moroiu.
  2. Nel Curierul Român del 20 marzo 1846 (n. 27), p. 108, Cesar Bolliac si lagna, che, dopo quattro mesi dal giorno che al teatro di Bucarest si son cominciate le rappresentazioni, si sien rappresentate esclusivamente commedie, e P. Teulescu coglie l’occasione di raccomandare per la rappresentazione la Francesca da Rimini del Pellico, il Filippo e l’Oreste dell’Alfieri, tradotte in rumeno da Simeon Marcovici; ma non pare che le proteste del Bolliac e la raccomandazione del Teulescu ottenessero alcun effetto. Cfr. a tal proposito Ollănescu, op. cit., p. 220.