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compagnia di attori tedeschi, che rappresentavano indifferentemente opere in musica e tragedie in prosa, da principio le rappresentazioni, fra cui quella dell’Italiana in Algeri di Rossini avvenuta l’8 di settembre, andarono a gonfie vele; ma, cessata l’attrattiva della novità, i comici tedeschi non ebbero altri spettatori e sostenitori del teatro all’infuori di pochi boieri e dei consoli delle nazioni straniere, ai quali, nella Bucarest del 1818, non doveva parer vero potersi concedere il lusso di andar la sera a teatro1.
Poca o nessuna ripercussione ebbero dunque nel gran pubblico rumeno le rappresentazioni dell’Oreste e del Filippo, nè poteva essere altrimenti, visto e considerato che si rappresentarono in greco. Pure servirono a infiammare gli attori e il loro Direttore C. Aristia, che non mancherà di coglier l’occasione propizia e ritentare il colpo.
Il 1836 si rappresentavano a Bucarest per la prima volta, tradotte in rumeno, altre due tragedie alfieriane: la Virginia e il Saul. L’entusiasmo patriottico prorompeva, come avremo occasione di vedere, violento, minaccioso, inaspettato, e, in seguito alle proteste del console russo, il Teatro Nazionale era costretto a sospender le sue recite.
Del resto, neppure il 1818, l’entusiasmo di quei greci, che, all’uscita del teatro, sparavan colpi di pistola e cantavano inni patriottici, sfuggì all’occhio inquisitore del Voda, il quale istituiva (con un pitac domnesc dell’8 novembre 1819), una Eforie a teatrelor nella persona del Grande Spătar (Generale di cavalleria) Iacovachi Rizo, perchè d’allora in poi si proibisse ogni specie di rappresentazioni „diffamatoci della religione, dello stato, o della pubblica moralità”2.
Se la scelta dell’Eforo non par troppo opportuna (il Rizo era stato proprio lui a tradurre in collaborazione con un tal Monti l’Oreste e il Filippo), è chiaro che il Voda, una volta compreso a che mirassero quelle recite, avesse cercato estinguere quel piccolo fuoco, che minacciava di prender le proporzioni di un grande incendio.
- ↑ Cfr. William Wilkinson, op. cit., loc. cit.
- ↑ Cfr. Ollănescu, op. cit., p. 39, che riferisce il documento nella traduzione rumena, mentre l’originale è naturalmente in greco. Il Voda di allora era Alexandru N. Sutzu, succeduto a Carageà il 1819.