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fesso che da principio non ho osato neppure pensare all’Alfieri, tanto mi sembrava naturale che quell’Oreste, nominato senz’altra indicazione insieme con una tragedia sicuramente del Voltaire, dovesse appartenere anch’esso all’autore della Zaira e del Maometto. Se non che il veder pubblicato pochi anni dopo (1820) l’Oreste dell’Alfieri preceduto appunto dalla Morte dei figli di Bruto, mentre d’altra parte sembra assodato che la prima traduzione dell’Oreste volteriano sia quella (in rumeno) fatta a Buda da Alexandru Beldiman nello stesso anno 1820, e, più d’ogni altro, il trovar l’Oreste alfieriano, e non quello del Voltaire, fra le tragedie recitate intorno al 1819-20 al teatro della Fontana rossa (sulle scene del quale continuavan le loro prove quei medesimi giovani che avevan già recitato alla presenza della Princepessa); mi fa sembrare inverosimile nelle recite del 1819 la sostituzione dell’Oreste alfieriano a quello del Voltaire, e di conseguenza ritenere, che l’Oreste rappresentato in casa di Domnitza Ralù, fosse proprio del nostro Alfieri. Quella del 1819 rappresenterebbe allora una seconda e non una prima rappresentazione, come una seconda rappresentazione fu certamente quella che della Morte dei figli di Bruto si dette il 1818, sulle medesime scene della Fontana rossa, dai medesimi giovani dilettanti, nei quali doveva esser grandissimo il desiderio di vedere come sarebbero state accolte da un pubblieo assai più largo quelle medesime tragedie, che tanti patriottici entusiasmi avevan destato nei loro animi, fin da quando si eran provati per la prima volta a recitarle negli appartamenti della figliuola di Carageà.

Che cos’era questo teatro della Fontana rossa? Dove sorgeva? Che specie di spettatori lo frequentava? Ce ne dà notizia il Filimon1 in quel suo prezioso libretto che s’intitola: Ciocoii



  1. Niculae Filimon, Opere complecte, vol. I, Ciocoii vechi și noui sau ce naște din pisică șoareci mănâncă, București, 1902, Capitolul XXII (Italiana în Algir), pp. 201 sgg. L’Italiana in Algeri fu rappresentata l’8 settembre 1818 da una compagnia di artisti tedeschi fatti venire da Vienna da Domnitza Ralù. Cfr. Ghica, op. cit., pp. 66-67; Ollănescu, op. cit., loc. cit., e a pp. 282 n. 3 di questi nostri appunti. „Repertoriul lor”, ci fa sapere il Filimon, op. cit., cap. XX (Teatru în țara românească), p. 179, „se compunea din cele mai frumoase producțiuni dramatice și opere muzicale ale școlilor italiană și germană; dar piesele care întâmpinau o primire mai favorabilă în publicul teatrului nostru erau: Saul, Ida, Pla-de (sic) Tolomei, Briganzii și Faust precum și operele Gazza-Landra (sic), Moise in Egipt, Cenerentola, Flautul magic, Idomeneu și câte-va altele”.