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Certo, quando si pensi che, p. es., le parole di Deidamia:

Chi temerario ardisce
Turbar col suon profano
Dell’Orgie venerate il rito arcano?


spiranti sdegno principesco fin nella togata e classica maestà della frase, diventano nella traduzione rumena:

„Quale sfacciato è quegli che ha osato disturbare il mistero del nostro santo tempio?”, saremmo tentati di ritenere anche questa dello Slătineanu, più che una traduzione, una storpiatura del melodramma metastasiano; ma alle tentazioni bisogna saper resistere, e infatti, considerata nel suo complesso, e paragonata sopra tutto a quella del Beldiman, non si può non riconoscere, che questa dell’Achille in Sciro rappresenta, ad ogni modo, un bel passo avanti. Sarà anche un po’ merito del traduttore greco1 men goffo e rozzo di quel Tommaso da Rodi di nostra conoscenza; ma l’armonia e la scorrevolezza delle strofette in fin di scena ci fan supporre che lo Slătineanu tenesse presente anche il testo italiano e ne derivasse quei pregi che non potevan certo venirgli dalla traduzione greca. Anche il Iorga infatti rileva, come abbiamo dianzi avuta occasione di accennare: „Per quanto riguarda la qualità dei versi, non è poi tanto scadente. Ce ne



  1. Il nome del traduttore ci è sconosciuto, poi che, malgrado la sua traduzione appaia pubblicata a spese e cura di un Πλυζώη Λαμπανιτζιώτη di Giannina, il Παπαδόποπυλος Βρέτος (op. cit., II, 295) non sa dirci a suo riguardo, se non che verso la metà del sec. XVIII emigrò a Vienna „μὰ τὸν εὐγενῆ σκόπον ωὰ ὡφελήσῃ τὸ ἔθνος του καὶ ἑαυτὸν του διὰ τοῦ ἐμπορίου τῶν Ἑλληνικῶν βιβλίων“, e che „ἐπιστεύετο εἰς τοὺσ φίλους του τὴν μετάφρασιν διαφορῶν συγγραμμάτων Ἰταλικῶν τε καὶ Γαλλικῶν“. Un editore dunque, che nulla ci autorizza a ritenere il traduttore dell’Achille metastasiano. Ecco ad ogni modo il titolo del volume quale il Παπαδόποπυλος Βρέτος ce lo conserva (n. 248): Ὁ Ἀχιλλεύς ἐν Σκύρῳ· Ὅπερα ἤτου Δρᾶμα τοῦ κουρίου Ἀββᾶ Μεταστασίου, Καισαρικοῦ Ποιητοῦ, μεταφρασθεῖσα ἐκ τῆς Ἰταλικῆς διαλέκτου εἰς τὴν ἡμητέραν ἁπλῆν φράσιν μετὰ στιχουργίας· νῦν πρῶτον τύποις ἐκδοθεῖσα δαπάνῃ καὶ ἐπιμελείᾳ Πολυζώης Λαμπανιτζιώτη, τοῦ ἐξ Ἰοαννίνων. Ἐκ τῆς ἑλλην. τυπογραφίας Γεωργίου Βεντότη. Ἐν Βιέννῃ, 1794, εἰς 8on.