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Se non che alle nostre critiche il dotto boiardo potrebbe rispondere con un certo risolino tra l’ironico e il bonario, ch’egli credeva d’essersi ormai messo al sicuro da ogni tentativo di scientifica maldicenza fin dal giorno che, proemiando alla sua traduzione del Numa Pompilio, aveva avvertito: „Le innumerevoli difficoltà in cui mi sono imbattuto, la comune opinione che sia impossibile lo scrivere qualcosa di men che male in una lingua non disciplinata da regole e priva di ogni lenocinio grammaticale e stilistico, m’avevan del tutto scoraggiato; ma poi ho considerato che ogni difficoltà si può vincere coll’assiduo lavoro e nessun principio può essere perfetto. Del resto non ho mai presunto neppure soltanto col pensiero di dare alla luce qualcosa di eccellente”1.

Delle quali ragioni converrà che ci contentiamo, perchè, mentre contengono un gran fondo di verità, ci offrono l’opportunità di troncare la disputa, prima che il dotto e flemmatico Beldiman l’interrompa lui, offrendoci, εἰς μεγάλην ἡσυχίαν, una sigaretta e delle confetture.

Ci ricorderemo allora d’avere a che fare con uno di quei pascià rumeni del secolo XVIII così ben descritti dal Iorga e dal Ionnescu-Gion e cambieremo discorso, portandolo sopra un argomento alla moda: Voltaire.

„Arhon Vornice” — gli diremo — „è poi vero quanto ho letto di recente in un volume del Carra2, sulla gran diffusione di cui godrebbero in Valachia e in Moldavia le opere del Voltaire?” — „Tanto vero ch’io da parte mia ho tradotto l’Oreste „cu învăpăiată dragoste spre procopsirea neamului romănesc”3 . Quanto al Carra... sì, dice delle cose abbastanza buone e vere, ma esagera anche, oh esagera! Vuol farmi il piacere di legger la pagina che riguarda il Voltaire? Da qualche tempo gli occhi



  1. [„Nenumĕratele greutățĭ ce am întêmpinat, glasul obștii că este cu neputință a scrie ceva într’o limbă necanonisită și lipsită de tot meșteșugul grămăticesc, mĕ adusese la desnădăjduire, dar puind în mintea mea că toate sunt supuse sîrguintei, și despre alta parte ca nici un început nu poate fi cu desăvârșire, apoi nu m’am fălit, dar nici chiar in mintea mea, a da in lumină vre un lucru vrednic de vedere”].
  2. Histoire de la Moldavie et de la Valachie, avec une dissertation sur l’état actuel de ces deux provinces, Neufchâtel, 1781.
  3. [„...con infiammato amore, per la nobilitazione della stirpe rumena”]
R. Ortiz 17