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Valacchia il Brâncoveanu, fu tradotta in rumeno col titolo di Floarea Darurilor1; non potremo più meravigliarci di tale postuma fortuna del Fior di filosofi tra i popoli di religione ortodossa. Che anzi il veder procurata in armeno 2 una traduzione dell’aureo3 libretto, ci fa pensare che a tale diffusione orientale dei due trattati non fosse estraneo lo zampino di Propaganda Fide 4, di cui non sarebbe strano che Monsignor Abrami, predicatore del Principe e traduttore del manoscritto del Del Chiaro, fosse un emissario.

ν) Conclusione.

„Poca favilla gran fiamma seconda!” Chi avrebbe detto al Cantacuzino, quando, coll’aiuto del „filantropo” Iddio padre, l’intercessione del „theanthropo“figliuolo e la fida scorta del „molto santo” Spirito, salpava da Costantinopoli alla volta di Venezia, che, dalla sua residenza di poco men che due anni a Padova (ch’egli chiamava Baduva), sarebbe in gran parte proceduto il risveglio delle arti e della cultura5 alla corte di

  1. Floarea Darurilor | Carte foarte frumoasă și de folosu | fiește căruia creștinu, carele să | vrea să se împodobească pre sine | cu bunătăți. | De pre grecie scoase pre Rumănie. | In zâele prea luminatului Domn Ioann | Constandinu Băsarabă Voevod. | Cu blagoslovenia prea sfințitului Mi | Iropolitului Kyru Theodosie. | Cu îndemnarea și cu cheltuiala dumnealui | Conslandinu Păh Sarachinu. snă Gheorghie dohlorulu Critcanula. | Și s-au typărit în shânta [cioè: sfînta] mânăstire în | Sneagovu. | Vă leato, 7209 Mëță i-u.| De smeritul Ieromonah Anthim Ivireanul. Cfr. I. Blanu și Nerva Hodoș, Bibliografia românească veche.
  2. Poco dopo (1765) fu tradotto a Roma in armeno, e, di nuovo, nello stesso anno, in francese. Cfr. Brunet, op. cit, II, 1264.
  3. Sulle fonti e la fortuna del Fiore di Virtù si consulti l’ottimo studio di G. Frati, Ricerche sul „Fiore di Virtù” in Studi di Filologia Romanza, VI (1893), pp. 281 e sgg. „Dei racconti del „Fiore”’ si piaceva ancora in pieno rinascimento... Leonardo da Vinci, il quale non si peritava di trascriverne parecchi brani ne’ suoi zibaldoni”. Quanto alla gente di comune levatura è noto come „.prima del Rinascimento e dopo, prendesse vivo interesse a quel libro, tanto è vero che se ne smalli un numero prodigioso di edizioni dagli incunaboli della stampa ai giorni nostri.” Renier, op. cit., p. 305.
  4. Per ciò che riguarda la traduzione armena è cosa certa, come apparò dal titolo di essa riportato dal Prati, op. cit., p. 230: „FLOS | vibtvtvm | (occhio in armeno e latino), Romae, Typis Sacrcie Congr. de Pro-| pagando Fide MDCCLXV.
  5. Cfr. le belle pagine del Iorga, Activitatea culturală a lui Constantin Vodă Brâncoveanu in An. Ac. Rom., XXXVII, 165—167.