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si debbono, come verosimilmente congettura il Iorga1 ritenere come un quissimile delle oselle2 veneziane; avremmo una prova di più dell’influenza italiana esercitata alla corte di Bucarest dall’antico e non immemore studente di Padova.
μ) Il „Fior di filosofi" in rumeno.
Ma la cosa più importante a rilevare è la traduzione fatta per la prima volta in Rumania del Fiore di filosofi e di molti savi (Pilde filosofești), alla quale senza dubbio allude il Del Chiaro, quando, tra i libri stampati nella tipografia del „Monistero dell’Arcivescovado, o Metropolia della Valacchia” „registra le Massime degli Orientali, traduzione dalla lingua Franzese nella Italiana; fatta da lui, e dedicata al Principe Costali tin Brâncoveanu, per di cui comando il il P. Giovanni Abrami (allora Predicatore al servizio di detto Principe) le tradusse in greco vol-
- ↑ Rec. allo studio citato del Moisil in Bulletin de l’Institut pour l’ètude de l’Europe, sud-orientale, I, fase. 9 (Sept. 1914) p. 212: „Nous croyons que Brâncoveanu, conseillè par le „Stolnic” Constantin Cantacuzène, ancien elève de l’Universitè de Padoue, adopta l’usage venitien des „oselle”, médailles remplaçant les anciens cadeaux de venaison, que le Doge distribuait à la Nouvelle An à ses conseillers et aux autres magistrats de la rèpublique. La variètè des types, aussi bien que le fait que ces médailles ne correspondent à aucune unité monetaire, en serait la preuve.”
- ↑ Cfr. Aldo Jesurum, Cronistoria delle „oselle” di Venezia, Venezia, 1912.
la più comune però è questa. Ne] solenne giorno del]’ Assunzion della Vergine (che, secondo il Calendario Latino è il 26 Agosto) del 1714, entrando egli nell’anno sessantesimo della sua età, e nel ventesimosesto del Principato, avea risposto di fare, un sontuosissimo Banchetto a tutto il fiore della Nobiltà, nel fine del quale volea dispensare ad ognuno de’ Commensali, rispettivamente secondo il grado loro, alcune delle suddette Medaglie: ma o Dio! In quel giorno medesimo con metamorfosi non più udita, vidde cadèrsi a’ piedi le teste de’ quattro suoi Figliuoli, e poi cadde la sua a’ piedi de] Manigoldo”. I suoi nemici ad ogni modo interpretarono la cosa diversamente, e, tra gli altri capi d’accusa che spedirono contro di lui alla Porta, ci fu anche quello di aver battuto moneta come principe independente. Il decimo infatti di di questi capi d’accusa afferma; „che aveva fatto batter nella Transilvania molte monete di oro in forma di Medaglie, del valore di due fino a dieci Ungheri l’una, delle quali monete se ne mandava una in Costantinopoli, acciò il Gran Signore fusse sincerato della verità del fatto. Quanto poi alle altre monete, sariensi ritrovate nel Tesoro privato del Principe, dopo la sua Deposizione, insieme con molte gioie d’inestimabil valore”. Cfr. Del Ciaro op. cit., pp. 174— 175.