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al cospetto di Dio „di testi polacchi nella lingua di Cicerone e di Virgilio” 1 Questi sono gli autori, che, insieme con Kobierzycki, Wassenberg, Koiolovicz, Kochowski, Rudowski ed il celebre Zaluski 2, autore di elegantissime epistole latine, influirono più degli altri sopra due dei più antichi scrittori rumeni: Grigore Urechie e Miron Costin 3 Quest’ultimo in ispecie è tanto im-

  1. Iorga, ibid.
  2. Non ignaro della nostra lingua, se il 1748 potè tradurre in polacco una poesia di... Claudio Pasquini (La moderazione nella gloria) per il Natalizio „della Reale Maestà di Maria Giuseppa regina di Polonia”, e, quel che più importa „molti drammi del Metastasio”, che si rinvengono „sparsi tra le sue Poesie stampate in Varsavia l’anno 1752, tomi due, dove si contengono anche delle sue poesie originali in lingua italiana.” Cfr. Ciampi, op. cit. art. Zaluski Josephi Andreae.
  3. Cfr. Iorga, op. cit., loc. cit. Fra gl’importatori del movimento della Rinascita in Polonia, va ricordato Filippo Bonaccorsi (Callimachus Experiens) n. il 1437 in San Gemignano, di famiglia però originaria del Veneto, m. a Cracovia il 1 novembre del 1496. Ne parla brevemente il Platina nella Vita di Paolo II e, largamente, mettendo a profitto numerosi mss. della Laurenziana e della Barberiniana, il Ciampi. Non si sa bene per qual ragione si vide costretto a fuggire da Roma, dove faceva parte dell’Accademia Pomponiana e rifugiarsi (dopo lungo peregrinare attraverso l’Egitto, l’Asia Minore, la Grecia e l’Ungheria)in Polonia. I Libri peregrinationum suarum, di cui qualche biografo ci parla e che potrebbero darci qualche lume sull’argomento, nessuno li ha mai visti; e una lettera pubblicata dal Ciampi, di sul cod. vat. 2869, vi accenna con tanta circospezione e indeterminatezza da farci ricordare di Ovidio, quando ci parla del famoso carmen e del non meno famoso ed enigmatico error. Pare che la tempestas suscitatagli contro nefuriorum hominum opera et insimulatione, alluda al sospetto fatto concepire a Paolo II, che, sotto quel cangiamento di nomi degli Accademici Pomponiani, „potesse celarsi qualche segreta congiura contra lui, o qualche società meno religiosa”. Se ciò possa ritenersi probabile non sappiamo; certo è che il Bonaccorsi fuggì da Roma il 1467, proprio quando Paolo II infieriva contro gli Accademici della Pomponiana. Giunto in Polonia, „vi fu bene accolto da una ostessa in Leopoli, che egli poi celebrerà co’ suoi versi latini in mille modi per sua benefattrice col nome di Fannia Swentoka, e poi, conosciuto dal Vescovo di quella città, Gregorio Sanoceo, si fece strada alla stima e alla protezione dei principali signori del regno”. Le sue lettere, conservateci del cod. barberiniano 1731 (ignoro la nuova segnatura barberiniano-vaticana) ce lo mostrano in relazione epistolare col Poliziano, l’Acciaiuoli, il Ficino, Lorenzo dei Medici, Bartolomeo della Scala, Ugolino Verino, Lorenzo Strozzi, in una parola coi più celebri fra i nostri umanisti. Del resto il Ciampi ci attesta (e la sua testimoniansa è del massimo interesse per il nostro argomento), che „sino da quel tempo le comunicazioni e le corrispondenze tra la Polonia e l’Italia erano assai frequenti”, giacchè la famiglia dei Medici e il Re Casimiro avevano stretta amicizia fra loro”, e il Bonaccorsi era stato preceduto in Polonia da Arnolfo Tedaldi e Pandolfo Collenuccio. La figura