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tutto intento a’ suoi studi storici ed a tramare la successione al trono di suo figlio Stefano, grandeggia sinistramente come quella di Macbeth nella reggia di Duncano. A me par di vederlo, chiuso nella sua cameretta di Mogoșoaia, meditare a lungo su di un libro, la cui rilegatura fregiata dei gigli farnesiani tradisce l’origine italiana. Muore il giorno e nel laghetto che si stende davanti alla magnifica villa del Brâncoveanu, il tramonto mette riflessi vividi di sangue. L’acqua è tranquilla e rispecchia la bella archittetura della facciata in ogni suo più minuto particolare. Le svelte attortigliate colonne bizantine del foișor, le finestre dai leggiadri chenar scolpiti a fiori e a fronde, la balaustra della loggia che risente del più squisito barocco veneziano, appaion capovolte come in un miraggio. Tra le aiuole del giardino disegnato all’italiana, il segretario Anton Maria Del Chiaro, colla parrucca in disordine sopra il caftan turco e il tricorno sotto il braccio, cerca invano sottrarsi a una gioconda brigata di giovani boieri, che, per farlo andare in bestia, fanno il verso del tacchino, trattenendolo per una manica perchè non fugga. Tutto il parco echeggia di giovanili risate, mentre all’orizzonte una pioggia di rose sembra sommerger la terra. Fra poco squilleranno le trombe d’argento ad annunziar l’inizio del banchetto che il Voda offre ai messi dell’imperatore, venuti a portargli il diploma di Principe del Sacro Romano Impero. L’ora è tarda, ma il vecchio Stolnic legge sempre. A un certo punto segna a margine qualcosa che sembra averlo più potentemente colpito. Poi esce a lenti passi, guardando trasognato verso il giardino, dove ancor qualche solitaria risata echeggia dietro gli alberi. Il libro è rimasto aperto sul divano. Chi vi gettasse uno sguardo, potrebbe, alla luce incerta del crepuscolo, leggere il passo che il Cantacuzino ha segnato. È un pensiero del Guicciardini, uno di quei terribili pensieri, che, nell’uomo del Rinascimento, rivelano la belva magnifica e inesorabile. Dice: „Quando ti verrà l’occasione di cosa che tu desideri, pigliala senza perder tempo.” Ora il tramonto arrossa il cielo e tutto

    tutto c’interessa una memoria del medesimo infatigabile Iorga, Activitatea culturală a lui Constantin-Vodă Brâncoveanu letta all’Accademia Rumena il 12 Settembre 1914 e inserita nel vol. XXXVII degli Atti (Sez. Storica) pp. 161 sgg., ch’è una sintesi pregevolissima delle sue ricerche anteriori.