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il Iorga. Quanto a me, il lettore ricorderà come nella Biblioteca del Seminario Veniamin di Socola si trovino, insieme con un ms. greco di sicuro appartenuto al nostro Stolnic, due traduzioni greco-moderne del Segneri, una delle quali: Ὁ παρῶν Λόγος τοῦ Παύλου Σίγνερι sic), Ιησουΐτου, ἤτα τῇ μεγάλῃ παρασκεβή εἰς τὰ σωτέρια πάθη, tradotta per di più dall'italiano in greco a Padova (μεταγλωττίσθη ἐκ ἰταλικῆς ἐν Παταβίῳ). Orbene a me pare che questa traduzione potrebbe ben reclamare per sè l’onore d’esser stata richiesta al Marsigli dal dotto stolnic rumeno, sia per la città in cui fu eseguita, sia per la biblioteca in cui ora si trova, dove par che altri manoscritti del Cantacuzino siano andati a finire, sia infine per quella forma di Σίγνερι in cui il cognome dell’eloquente gesuita ci è dato, che, mentre corrisponde a capello al Signeri della lettera citata, è abbastanza strana, perchè possiamo spiegarla altrimenti. Resterebbe a vedere, se, nella lettera del Cantacuzino al Masigli, si tratti della traduzione o del testo italiano; ma ciò è un po’ difficile poter definire. A me sembra più naturale che il Cantacuzino avesse portato con sè da Padova il ms. greco, e, riconosciutolo manchevole, a causa dei tagli e dei cambiamenti introdottivi per renderlo atto agli usi ecclesiastici ortodossi 1 (nell’altro ms. segneriano è detto chiaramente che la traduzione non è esattamente letterale, anzi ἐν πολλοῖς διὰ προσθήκης καὶ ἀφαιρέσεως τινων si discosta dal testo italiano)2, desiderasse confrontarlo coll’

  1. il del chiaro (op. cit. p. 197) accenna a una gran simpatia di Stefano Cantacuzino (Ștefan-Vodă) per i padri Francescani; certo è che, da quando apparre sull'orrizonte politico della Valachia la figura dello stolnic Cantacuzino, i cattolici furono non solo tollerati, ma trattati con ogni gentilezza, forse a causa della loro dottrina, per cui non si esitava a tradurre in greco e in rumeno, adattandole al culto ortodosso, persino opere di gesuiti quali p. es quelle del Segneri. Tra il 1680 poi e il 1690, si ebbero persino traduzioni da S. Tommaso e S. Agostino, sulle quali cfr. Litzica, Catalogul Manuscriptelor Grecești[posedute de Biblioteca Academiei Române], București, Göbi, 1909, N-i. 353, 354, 598, 602. Nel medesimo torno di tempo (1687), fu eseguita una traduzione greca delle Vitae Pontificum del Platina, παρὰ Ἱερεμίου Κακαβέλλα per comando (διὰ προσταγῆς) di Constantino Brâncoveanu, il Principe italianizzante, di cui tanto spesso ci è occorso parlare in queste pagine, ed alla corte del quale il nostro stolnic rappresentò una parte tanto notevole. Cfr. Litzica, op. cit., p.3 No. 1 (313).
  2. Anche l’autore della traduzione in greco moderno dal trattato dell’Aquinate sull’Esistenza della materia contenuto nel ms. 353, crede doversi scusare dell’aver tradotto l’opera d’un cattolico, col dire, che, mentre „τῷ γένει καὶ τῇ