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Bologna (1658 — 1730) allora generale austriaco ed autore di due opere d’indole storico-geografica di grandissima importanza per chi si occupi di studi italo-rumeni: il Danubius pannonico-moe-
poco mancò non morisse di fame; colonnello, poi generale comandante in seconda la piazza fort. di Brisach, che, priva di munizioni, dovè, nella guerra di successione di Spagna, arrendersi al duca di Borgogna che l’assediava; condannato per questa capitolazione che non andò a genio all’Imperatore, ad esser degradato ed aver pubblicamente infranta la spada; riconosciuto innocente da chiunque abbia letta la sua vigorosa Apologia; di nuovo viaggiatore, e benefattore a Marsiglia d’uno di quei turchi che la sera lo legavano al piolo, ch’egli ritrovò galeotto nel porto e fece liberare; matematico, ingegnere, stratego, naturalista, fisico, geografo, storico, archeologo (una sua Lettera intorno al ponte fatto sul Danubio sotto l’imperio di Trajano si può leggere ed ammirare nel Tomo XXII del Giornale di Venezia), medico, oceanografo, membro dell’Academie des Sciences di Parigi, della Royal Society di Londra; — il Conte Luigi Ferdinando Marsigli, bolognese, è uno di quegli avventurieri italiani del Settecento, per i quali vorremmo che il vocabolo conservasse il significato che gli si dava dai contemporanei, dal Metastasio p. es. che in una lettera dice d’aver „piene le stanze di nobili avventurieri”, non quello che ha preso per noi d’imbroglione e cavaliere d’industria: sonasse insomma lode, non infamia. E lode ebbe il Marsigli da molti, italiani e stranieri, tra i quali ultimi dal Iorga in ispecial modo, che, nella memoria citata, parla a lungo, mettendo a profitto, con quella rara informazione ch’egli ha delle cose nostre, le fonti italiane trascurate dagli altri biografi e insistendo sulle relazioni ch’egli ebbe coi Principati rumeni, nei quali fu mandato più volte in missioni diplomatiche dall’Imperatore. A lumeggiar meglio colle parole d’uno straniero questa luminosa figura d’italiano, che parve in pieno secolo XVIII far rivivere la versatilità miracolosa degli uomini del rinascimento, mi piace conchiuder questa nota sul dotto bolognese con le parole scritte in suo onore dal Fonteneixe negli Eloges des Academiciens (Vedi Hist. de l’Ac. des Sciences, Vol. II sotto Marsigli), che mi sembran riassumere quanto di più comprensivo possa dirsi in onore del Marsigli: „Au milieu des pèrils de la guerre, Marsigli fìt toul ce qu’aurait pu faire un savant qui aurait voyagè tranquillement pour acquèrir des connaissances. Les armes à la main, il levait des plans, dèterminait des positions pai- les mèthodes astronomiques, mèsurait la vitesse des rivières, ètudiait les fossiles de chaque pays, les mines, les mètaux, les’oiseaux, les poissons, tout ce qui pouvait mèriter les regards d’un homme qui sait où il les porter. Il allait jusqu’à faire dès èpreuves chimiques et des anatomies”. Altre sue opere sono: Osservazioni intorno al Bosforo Tracio, ovvero Canale di Costantinopoli, Roma, 1681; Breve ristretto del saggio fisico del mare, Venezia, 1711, tradotto il 1725 dal Ledere in francese col titolo: Histoire physique de la mer, Amsterdam, 1725; Stato militare dell’Impero Ottomano, suoi progressi e sua decadenza, Amsterdam, 1732. Il titolo dell’opera che maggiormente c’interessa, e cui si riferiscono le notizie del Cantacuzino è: Danubius pannonico-moesicus, observationibus geographicis, astronomicis, etc., illustratus... ab Aloysio Ferd. Com. Marsili, Hamstelodami, M.D.CC.XXVI.