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grado la sua terribile riputazione di avvelenatore, vendicativo e intrigante politico, lo Stolnic Costantino Cantacuzino fu” — conchiuderemo col Iorga 1— „una delle più importanti figure intellettuali fra i boieri rumeni del secolo XVIII. Conosceva il greco, l’italiano e il latino, aveva fatto viaggi in Europa, nutriva passione per i libri, sì che anche oggi possediamo qualche rimasuglio della sua biblioteca. Costantino Daponte2 lo chia-
- ↑ N. Iorga, Manuscripte din Biblioteci străine relative la Istoria Roâànilor în Analele Academiei Române (Sect. ist.), XXI, 62.
- ↑ Nei Cronicarii greci editi da C. Erbiceanu, Bucuresci, 1888, p 173. Per altre notizie biografiche si vegga: N Iorga, Ist. lit. rom. in sec. al XVIII lea, I, 157 sgg. Nella Genealogia Cantacuzinilor, scritta nel secolo XVIII da un membro della famiglia e pubblicata in Buciumul român, I, 523, si leggono le seguenti non inutili notizie: „Numitul Stolnic Constantin Cantacuzino, din copilăria sa a fost dat cu totui asupra Invàtàturii: la limba elineasea era un mare filosof. După ce a venit in vrîsta, s’a dus in Europa iară pentru invățătură; la Roma [?]a-invătat limba latinească, in care limbă era desăvârsit spudeu; el pentru prartică a petrecut câțiva ani in Viena, in Veneția, in Varșovia și pe la altre Crăie ale Europei... Viața si vremea sa o petrecea punire cu dascaii, cu spudeii și cu bărbații procopsiți.”
maligna di un cervello torbido, e perverso, il quale spacciavasi per uomo Politico; ma tutta la sua Politica non aveva poi altro scopo, se non un sordido gua dagno, col tradur le gazzette dalla Italiana lingua nella Greca; frammischiandovi a suo capriccio tutte quelle, benchè false, particolarità, clic credeva potessero incontrar il genio di chi leggeva le sue imposture.” Leggendo queste parole, mi è sembrato impossibile che il cervello torbido e perverso cui allude il Del Chiaro, potesse identificarsi collo Stolnic Cantacuzino, il quale nè traduceva lui dall’italiano in greco i „foglietti”, (Cfr. una lettera del Cantacuzino al patriarca di Gerusalemme pubblicata dall’Erbiceanu in Biserica ortodoxă română, XV (1891), pp. 790— -92) nè è presumibile potesse farlo a scopo di sordido guadagno. Ho quindi pensato che si trattasse di quel tal Nobile innominato, di cui il Del Chiaro tocca a p. 196 della sua opera, insistendo sulla cattiva impressione prodotta sui boieri dalla sua nomina ad agente del Principe presso la Porta, appartenendo egli „ad una di quelle famiglie che hanno tramandato no’ discendenti loro la malignità contro di qualunque Principe, la discordia e la incostanza”, ma questo tale, appunto perchè nominato agente del Principe a Costantinopoli, doveva esser lontano da Bucarest e dalla Corte, sicchè si potrebbe pensare ad uno dei colleghi del nostro Del Chiaro, i diabolici intrighi del quale contribuirono più tardi alla rovina del Cantacuzino stesso. Intercettate infatti alcune lettere a lui dirette „dal General Comandante di Transilvania; e perchè esse lettere non contenevano veramente cosa veruna che avesse potuto arrecar pregiudizio al suddetto Principe Stefano dalla parte de’ Turchi, s’impiegò l’opera di una cerici persona, che nel tradurre, aggiunse tali e tante circostanze, che il Gran Visir, in leggendole, mandò subito espresso comando al Caimacam di Costantinopoli, che facesse strangolare il Principe e il di lui Padre.” Del Chiaro, op. cit., p. 205.