Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/19


9


pati di questi primi albori di letteratura rumena, i quali incominciano presso che tutti dall’Unione delle Chiese e dalla Scuola latinista di Transilvania.

Se però, da codesto punto di vista, l’importanza del rivo polacco è stata esagerata; per ciò che riguarda l’influsso che, attraverso la Polonia, il Rinascimento italiano potè esercitare sulle origini e il successivo sviluppo della letteratura rumena, non è stato al contrario preso nella dovuta considerazione. Eppure basta dare soltanto un’occhiata ai lavori del Ianocki 1, del Ciampi 2, dello Zeissberg 3 e del Dieterich 4, per citar solo i maggiori che si sono occupati dell’attraentissimo tema; per accorgersi dell’importanza che per gli studiosi di letteratura rumena può avere la diffusione in Polonia delle idee e delle tendenze del Rinascimento italiano 5 Augurandomi di potere io stesso tornar tra non molto sull’argomento, accennerò qui per sommi capi i fatti principali che più da vicino riguardano il nostro tema.

A capo degli umanisti polacchi troviamo, verso la fine del secolo XVI, Zamoyski 6 che non fu soltanto il grande uomo

  1. Ioan-Daniel Ianocki, Litterarum in Polonia Propagatores, Dantisci, 1746.
  2. Op. cit., ma specialmente le Notizie dei secoli XV e XVI sull’Italia e la Polonia, Firenze, 1833.
  3. Zeissberg, Die Polnische Gcschichlschreibung, Leipzig, S. Hirzel, 1873.
  4. Karl Dieterich, Die osleuropaischen Literaturen in ihren Hauptsrömungen vergleichend dargestelll, Tubingen, Mohr, 1911.
  5. Vi accenna, come avremo agio di vedere di qui a poco, il Iorga nella sua bella Storia della Letteratura rumena nel secolo XVIII, I, 23— 24; ma l’argomento meriterebbe una trattazione compiuta, che non è certo qui il caso di tentare.
  6. „Giovanni Zamoyski”, scrive Sebastiano Ciampi, (op. cit. p. 31), „oltre la sua perizia negli affari politici, e militari, si distinse nella protezione delle Lettere, e de’ Letterati nelle sue Terre, la città di Zamoscia, ed eressevi una scuola di Università delli studii mantenuta a sue spese, e de’ suoi successori, chiamandovi là varii Professori italiani illustri, e d’altre nazioni”. Studiò a Padova, ed amò sempre, quanto gli durò la vita grandemente la nazione italiana”, cui si dimostrò sempre grato e riconoscente, dell’appresa dottrina, fino al punto da ripetere „spesso non senza compiacenza: Palavium virimi me fecit, alludendo alla Istruzione letteraria avuta nella famosa Università padovana, della quale fu ambe Rettore Magnifico, di che sempre dura l’illustre memoria, specialmente per li Statuti Accademici nel tempo del suo Rettorato Accademico. Ma non solamente in parole si mostrò affezionato all’Italia. Ritornalo in Patria, vi chiamò e vi protesse letterati italiani, Professori Italiani invitò con larghi stipendii alla Università