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β) L’Università di Padova ai tempi del Cantacuzino.
Quando dunque, il 19 gennaio del 1667, lo Stolnic Constantin Cantacuzino si partiva da ’ Constantinopoli a bordo della Madonna del Rosario di padron Bernardo Martinengo, l’Università padovana, pur subendo la concorrenza di quelle straniere, non poteva certo dirsi in decadenza. Poco più di cinquant’anni erano passati, da quando (1610) col Sidereus Nuncius Galileo Galilei aveva bandito al mondo dalla sua cattedra padovana la novella delle „grandi e altamente ammirabili vedute... osservate nella faccia della luna, nelle stelle fisse innumerevoli, nella Via Lattea, nelle nebulose”, e, „principalmente, in quattro pianeti... a nessuno conosciuti... i quali intorno alla stella di Giove, a intervalli e periodi dispari, con celerità meravigliosa, si avvolgono”1; e, del resto, anche ai tempi del Cantacuzino, la fama del Vallisnieri era tale da attirar nello Studio padovano studenti d’ogni nazione ed in ispecie orientali, per i quali (ortodossi la maggior parte) l’istituzione (1633) del Collegio Greco rappresentava senza dubbio un non piccol vantaggio2. Il Cantacuzino tuttavìa non ne approfittò, sia che gli piacesse godere a Padova di una maggiore libertà, sia che non sapesse ancora abbastanza latino per potervi essere ammesso3. Certo è che
- ↑ Cfr. Belloni, Il Seicento, Milano, Vallardi, (s. d.) p. 445.
- ↑ Cfr. Fasti Gymnasii Patavini Iacobi Facciolati studio alque opera collecti, Patavii, Typis Seminarii, MDCCLVII, p. 228: „Graecum collegium institutum est, certisque legibus firmatimi. Monachus enim Gerasimus Paleocapa, Cydoniae in Creta nobili loco natus, exeunte sacculo superiore, Cyganensem Episcopatum Graecis ritibus instituit, et supremis tabulis heredem ex asse scripsit. Cavit autem si forte stare non posset (quod jure metuebat propter controvcrsias inter Graecos et Latinos) ut vendito patrimonio, pecunia Venetias transferretur, et ex ejus tenore pueri XXIV. Graeci generis partim Romae, partim Patavii collocati, Bonis Artibus instruerentur”. Alla morte del Paleocapa, si trovò, che, dalla rendita dei beni, non risultava abbastanza danaro per mantenere ventiquattro scolari ed il numero fu perciò ridotto a dodici, e questi, scelti „judicio triumvirum”, furon mandati al Collegio greco di Roma, finchè il 1633, il Senato, „gravis de caussis, censuit Patavium esse transferendos”. Ciò avvenne sotto il Pro-rettorato del Syndicus loco Rectoris Francesco Zamboni.
- ↑ Il regolamento infatti suonava chiaro: „Vetita sunt arma omnia, feminanim commercia, alca, et siquid est aliud, quod avertere a studiis juvenes possit, aut eorum disciplinam corrompere. Et quia statim majoribus disciplinis adijcere animum debent, nemo recipitur, quin rite recteque probet se Latinas literas retinere”. Fasti Gymnasii patavini, p. 228.