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dominio dei quali si trovavano, non conservando con Bisanzio altri rapporti che religiosi, e anche questi assai larghi e intermittenti.

Ho voluto richiamare su codesti documenti de’ Regesti Vaticani l’attenzione dei lettori, perchè mi sembra siano stati a torto trascurati (in quanto testimonianza antichissima della coscienza che i Rumeni avevano ancora nel secolo XII della loro origine latina) da quasi tutti 1 gli studiosi che si sono occu-

  1. 1. Non da Dimitrie Onciul, che, a p. 20 delle sue: Originile Principatelor Române, Bucuresti, 1899, si vale anche lui di questa testimonianza a dimostrare la nazionalità rumena degli Assani: „Tutte queste notizie contemporanee li mostrano rumeni, col chiamarli Valachi e col distinguerli dai Bulgari. Ioaniță, fratello minore di Pietro di Assan, che successe al trono, si riconosce egli stesso, nella sua corrispondenza con Innocenzo III, di origine romana. Invano dunque alcuni storici slavi tentano rivendicare al loro popolo gli Assani, facendone dei Bulgari. La nazionalità rumena degli Assani non può mettersi in dubbio.” Ho notizia di questo passo dell’Onciul dal mio collega e amico Vasile Pârvan, il giovanissimo e valente Professore di Storia Antica dell’Università di Bucarest, il quale mi avverte anche di una corrente che non riconosce ai passi da me citati l’importanza che l’Onciul e qualche altro ci annettono. Or bene l’avere io scritto le righe del testo, cui questa noia si riferisce, senza aver notizia che sull’interpretazione del documento da me allegato esistesse una controversia, interpretando nel modo che mi è parso il solo possibile i documenti pubblicati nelle collezione Hurmuzaki; mi sembra possa servir di prova, che, a mente spregiudicata, i medesimi non siano suscettibili d’un’altra diversa. Aggiungo che la reazione alla Scuola latinista, tendente negli studii storici a cancellare ogni orma di dominazione slava, sia, come tutte le reazioni, ecceduto,mettendo in dubbio ciò che altrimenti sarebbe stato chiaro come la luce del sole, ed è tempo che questa reazione sia fatta rientrare ne’suoi giusti limiti, si che, per paura di cadere in un eccesso, non si finisca col cadere nell’altro opposto. Bene dunque A. D. Xenopol, (Istoria Românilor din Dacia Traiană, Iasi, 1890, 11, 222): „....gli scrittori bizantini non sono i soli a parlarci di Valacchi) e a considerar come tali i capi della rivolta. Il Papa Innocenzo III nelle sue lettere a Ionita dà a costui ripetutamente il titolo di domn e più tardi quello d’Imperatore dei Bulgari e dei Valacchi e dice similmente in più luoghi che sì Ioniță che il suo popolo, CHE SONO ORIGINARI DELL’ITALIA, dovrebbero perciò a più forte ragione accettare la religione cattolica. Gli slavisti cercano subito di conciliar questa testimonianza colle loro opinioni e considerano le parole del Papa intorno all’origine romana di Ioniță, come nient’altro che un complimento che il Papa faceva al bulgaro per indurlo a convertirsi più presto al cattolicismo e che l’astuto bulgaro accettò volentieri e prese sul serio. Noi crediamo che una simile interpretazione rappresenti quanto di più sforzato sia possibile immaginare e sia anzi tale da non meritare una critica sul serio se non in quanto è sostenuta da studiosi di riputazione scientifica indiscussa. Non è strano che i complimenti del Papa concordino così bene con quanto ci tramandarono i pretesi falsificatori di Costantinopoli?”