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suoi grandi, & lunghi disagi, dimostrò sempre vna liberalità Regia; Et con tutto che, quasi à guisa del Sole, egli spieghi con diuersi raggi lo splendore della sua grandezza; nondimeno chiunque ben rimira questo mio magnanimo Signore, è costretto di dire ch’egli porta nella reai fronte per sua particolare, & sourana impresa la viua imagine della liberalità, dal cui petto escono infiniti tesori col motto: QVAE DONAVI HABEO”1 . Partendo da Costantinopoli, dopo „hauer rimunerati con grande quantità di danari, & superbi doni tutti quelli della... Corte, & gratificato vn gran numero d’amici & seruitori suoi non meno huomini che. donne... con vesti d’alto & artificioso lauoro, & d’inestimabil pregio..., traheua seco grandissima Corte, & particolarmente gli marciauano dinanzi sei cento huomini à cauallo vestiti da lui con vna uaga, & ricchissima liurea, presso à quali egli se ne veniua in guisa tale che rappresentaua la maestà d’vno Imperator trionfante”2. Dopo di che, sarà venuta al lettore, come al Guazzo, la curiosità di saper dal Pugiella qualcosa della persona di Petru Cercel. La quale, almeno agli occhi del suo cortigiano, appariva „diritta, ben proportionata & suelta; la statura più tosto grande che mezana, gli occhi iuaci, & gratiosi, l’aspetto, & i mouimenti martiali, la complessione robusta & felice, & per finirla,...bel Prencipe, gratioso e amabile”3 .
δ) Un „capitolo” italiano di Petru Cercel.
Chiudiamo quest’esame del dialogo del Guazzo, riferendo il principio di un suo capitolo, mandato al Pugiella „dalla Corte di Francia, nell’età sua di venti due anni”, per dare un’idea di come questo rumeno scrivesse in italiano, nè più nè meno d’un qualunque soporifero petrarchista degli ultimi anni del Cinquecento:
Potentissimo Dio del sommo, et imo,
Tu che creasti il ciel, la terra e ’l mare,
Gli angeli de la luce, et l’huom di limo,
Tu che nel ventre vergine incarnare
Per noi volesti, Padre omnipotente,
Et nascere, et morire, et suscitare.