paghi. Qualcuno fa conoscenza colle prigioni turche e riscatta la vita, rinnegando la fede. I più scompaiono senza che di loro si sappia più nulla, coi loro diritti, la loro genealogia e la lor povera corte affamata. Per molto tempo” — soggiunge tristemente il Iorga — „gli stranieri ci han conosciuto attraverso questi pretendenti, travolti miseramente nella bufera delle lotte per il trono”1, come oggi attraverso i troppi avventurieri e rastaqueurs che infestan le stazioni climatiche alla moda. In Italia, ad ogni modo, non furon mai considerati „alla stregua di avventurieri2, e ciarlatani volgari”, anzi trovarono assai più compassione che disprezzo. Qualcuno poi, come Despot-Vodă e Petru Cercel, ispirò finanche simpatia non priva d’ammirazione e di rispetto. Del primo scrisse infatti la vita Anton Maria Graziani3, con tale entusiasmo, da ritenerne le gesta degne piuttosto di appartenere alla vita di uno di quelli antichi Greci, delli quali scrive Plutarco, che di quelli che a tempi nostri hanno
- ↑ N. Iorga, Istoria Românilor în chipuri și icoane, I, 205.
- ↑ Ce ne furono del resto più tardi anche di italiani. Il 30 aprile 1622, il Cavaler Bailo Zorzi Giustinian scrive al Doge (Dispacci Costantinopoli, 1622, filza 93; — Hurmuzaki, IV, 392), informandolo degl’intrighi del pretendente Locadello per essere assunto al trono di Moldavia. È in fondo una vittima alquanto ingenua delle mene di un’ebrea e di alcuni ciarlatani di Costantinopoli, che, a detta del nostro Cavaler Giustinian, (vedi la lettera del 15 maggio), finiranno col rovinarlo, „facendogli’spender in donativi quanto mai può cavar per tutte le vie per spuntar prima della partita di Sua Maestà (il Sultano) e commettendo per poter far li detti donativi, di molte indegnità con pericolo finalmente di farsi impallar.” A quei tempi infatti la nomina dei Principi di Valacchia e di Moldavia „era diventata", come dice il Iorga (op. cit), una specie di giuoco di borsa pei capitalisti di tutte le nazioni”, si che il trono si dava al maggior offerente; che, se eletto, si rifaceva poi delle spese impiccando per i piedi i contadini e facendo sotto di loro dei suffumigi di paglia bruciata, finchè avessero vuotata la borsa fino all’ultimo centesimo. Cfr. Niculae Filimon, Ciocoii vechi si noui, Bucuresti, Minerva, 1902, p. 106. Il Locadello era stato preceduto nel mestiere di pretendente da un altro italiano, il medico lombardo Bernardo Rosso, che, dopo aver speso 10.000 ducati per ottenere il trono della Bessarabia, fu dalla Porta confinato a Rodi, dove sembra sia poi rimasto fino alla morte. Cfr. la citata memoria del Iorga, Pretendenți domnești, in An. Ac. Rom.,, XIX, 196.
- ↑ Antonii Mariae Gratiani, De Ioanne Heraclide Despota Vallachorum principe libri tres Varsaviae, 1759. Cfr. Emile Legrand, Deux vies de Jacques Basilicos... suivies de pièces rares et inedites, Paris, Maisonneuve, 1889 e N. Iorga, Nouveaux matèriaux pour servir à l’histoire de Jacques Basilikos l’Hèraclide dit le Dèspote de Moldavie, Bucarest, 1900,