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tra i 13 ai (sic) 15 zecchini, e servono per gli ussari. I nominati Armeni Galiziani trasportano per la Germania, e principalmente per Breslavia, da 5 mila buoi grassi, e 6 mila vacche. I Greci poi stabiliti o in lassi o in Vienna comprano 50 mila oke di cera, e gli Ebrei di Brodi da 200 mila pelli di lepre, che si vendon da pochi anni in qua a piastre 50 il cento”1. Ma non sempre il Raicevich è così arido. Talvolta anzi esce in parole di viva simpatia per il popolo, tra cui ha passato molti anni della sua vita, e di cui conosce tutti i dolori e le miserie: „Infelici abitanti di così belle contrade, meritate a ragione la commiserazione di ogni essere sensibile ed umano, sopra tutto di chi per tanti anni ha vissuto tra di voi, e facendosi un piacere di dovere contribuire sempre ai vostri vantaggi, ha meritato la vostra gratitudine”2. E poco più giù: „Per quanto io sia capace di giudicare, trovo che tutti i vizi di questa nazione derivano da un governo più che dispotico, e da una pessima educazione. Sono persuaso, che, se la sorte li farà divenire sudditi di un sovrano giusto, illuminato ed umano, in poco tempo diverranno tutt’altro, e gareggeranno con le più colte nazioni”3.
Con queste parole così bene auguranti per il popolo rumeno e costituenti una profezia che si è in gran parte avverata, chiudo queste mie note sugli italiani in Rumania, i quali, tutto sommato, non demeritarono dell’ospitalità loro accordata, e, se goderono la fiducia del Voda, se ne servirono, come il Del Chiaro, per intervenire a favore degli umili e degli oppressi4.
3. Rumeni in Italia.
a) I primi viaggi di Rumeni in Italia risalgono anch’essi al secolo XV.
Non posso estendermi quanto vorrei (e sarebbe pur necessario per dare un’idea compiuta dei rapporti materiali e intellettuali interceduti in antico tra i due popoli) a parlar dei rumeni, che, specie nei secoli XVI, XVII e XVIII, viaggiarono o dimorarono in Italia. Di essi due soprattutto c’interessano: