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Per essere di un matematico, codesti distici latini non son cattivi davvero, malgrado, per essere di un abate, ci sembrino, a dir vero, un po’ troppo galanti. Ma non è affatto il caso di scandalizzarci per così poco. Ben altra materia di scandalo ci offre la poesia abatesca (e non soltanto la poesia!) nel Settecento.

Tanto più volentieri perdoneremo al Boscovich il suo innocuo „dameggiare", quanto meno, a paragone di altri abati suoi contemporanei, ci si mostra invasato dalla preoccupazione di far dimenticare, per non apparir pedante e moralista, la sua qualità di ecclesiastico, anzi (come è lecito argomentare da un accenno discreto ma dignitoso alla soppressione del suo ordine da parte di Benedetto XIV) di ex-gesuita. Che anzi il Boscovich ci tiene a farci sapere, che, se in questa redazione italiana del suo viaggio, „si trova cambiato il titolo di Padre in quello di Abate”, ciò è da imputarsi soltanto „alla mutazione dell’antico suo stato, non già abbandonato da lui per una volubile incostanza, ma estinto esso medesimo, in modo da farlo in certa guisa rimanere quasi orfano, e pupillo”1

Caratteristiche di questo viaggio sono le descrizioni di scene naturali, colte con facilità e descritte con evidenza. Peccato che i suoi quadri manchino di movimento e di vita per l’assenza sistematica di qualsiasi essere umano, che ne interrompa la monotonia. Eccone un saggio: „La campagna era la più bella, che potesse vedersi, grand’erbe, e fiori, ma senza alcun’acqua corrente, senza alberi e senza pure un uccello. In due soli luoghi s’incontrò pochissima quantità di bestiame con qualche pozzo, e in pochi siti pochissimo seminato; sicchè ci comparve quella una solitudine, un vero deserto”2. Se non che la ragione di una tal solitudine non tarda ad apparire, ed è il Boscovich stesso che ce la dice nel brano che citerò, e che varrà a ricordare a spese di chi viaggiassero gli ambasciatori e gli altri personaggi che nel Settecento attraversavan le belle e disgraziate campagne rumene. „Il giorno seguente I. Luglio, si partì alle 101/2 per Vasluy. Si trovarono paesi bellissimi, come per tutto altrove fuori delle selve: tutto era pieno di erba folta, e di fiori; ma senza un’

  1. Op. cit., pp. XXIII— XXIV.
  2. Op. cit., p. 104.