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silvania, tornati il 1697 in grembo al Cattolicesimo1 rese loro possibile di acquistar coscienza dell’origine latina della lor nazione, dando origine a quella Scuola latinista di Transilvania, che, passati i confini, si trasformò ben presto in quella italianista di Heliade.

Tratteggiate così le molteplici cause, che favorirono il penetrare e il propagarsi della cultura italiana in Rumania, o, per parlare con maggiore esattezza, nei due Principati di Moldavia e di Muntenia (Valachia); converrà, piuttosto che esaminarle separatamente2, raggrupparle a seconda dei fenomeni cui dettero origine.


  1. Col nome di „Biserica Unita” [„Chiesa Unita”].
  2. Anche perchè molto spesso convergono, o si complicano in modo che non sempre riesce possibile assodare come le cose siano veramente andate. Un curioso esempio delle interferenze fra le diverse correnti di penetrazione della cultura italiana del Rinascimento in Oriente, ce l’offre l’opuscolo del Bessarione intorno al procedimento dello Spirito Santo, tradotto dal greco in latino dall’Ἀρκούδιος e dal latino in polacco da Jan Januszowski. Cfr. Légrand, Bibliographie néo-heliénique, Paris, Picard, 1895, III, p. 230. Un altro esempio curiosissimo è quello del Fior di filosofi, ingenuamente ritradotto in italiano di sull’antica versione francese da Anton Maria Del Chiaro (che lo intitolò Massime degli Orientali) e quindi dall’italiano in greco e dal greco in rumeno.