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tano d’esser segnalate all’attenzione del lettore. Non potendo, senza uscire dai limiti che abbiam prefissi al nostro discorso, riportarle tutte, ci contenteremo di riferir quella che riguarda i servi e il modo com’erano trattati, anche perchè l’argomento è come si dice di attualità, per essere stato trattato di recente in un opuscoletto1 2non privo d’interesse.

„30 maggio, martedì. Alle ore 7 della mattina era stabilita la nostra partezna, che in una tale stagione si poteva dire essere anco tardiva, ma a poco a poco l’equilibrio della partenza veniva spesso dimesso, a tal segno, ch’essendo tanti in compagnia ne accade a chi manca una cosa, e a chi un’altra; ed i servi, che dovrebbero essere più solleciti dei padroni, sono i più poltroni, e spesse volte si ha, che questi vogliono passare pur essi per viaggiatori, e che se si desse loro un poco il gambone, si potrebbe dire, che non si riconoscerebbe più chi n’è il vero padrone, e arriverà un tempo, che così sarà. La barbarie allora cammina a gran passi per il suo nuovo imperio. Il mio, ch’è bravo per le lingue, non è gran cosa, e siccome è nativo di Temisvar, così penso di lasciarlo nella sua patria, per non stare a confondermi più col medesimo. I bojari costumano d’averne molti al loro servizio: per lo più sono Zingani, che ne sono i veri schiavi. E una magnificenza ed un grande apparato di uscire fuori delle loro case, corteggiati da una trentina di questi individui, che sono per lo più mal vestiti e calzati, non che sporchi e sudici, e con abiti unti e bisunti, quanto un panello, ma non ostante ciò, viene in queste provincie distinto quello, che si ritrova con un tal nobile corteggio, per mantenere il quale poco costa, mentre se sono dei loro veri servi, non hanno alcun salario, se non che vengono rivestiti una volta all’anno: se poi sono liberi, raramente ricevono quello che è stato convenuto, non avendo per vitto, se non gli avanzi della tavola, che sono pochi, oltre la loro Mammalika, e acqua per bevere; onde non è meraviglia, se da tutta questa ciurma alla fine non potete ricavarne se non poco servizio, mentre per dove andate, i servi nell’aspettar che devono, non fanno altro che dormire, e peggio si è, allorchè sono in casa del loro padrone; allora sono vere talpe: onde

  1. T. Dragomirescu, Stăpâni și slugi, București, „Speranța”, 1910.
  2. Op. cit., pp. 24—26.