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cerone, il nulla fides graecis di proverbiale verità, e le parole di Costantino Porfirogeneto: Καππαδόκια, Κρήτη, Κιλίκια, τρία Κάππα κάκιστα, che, ancor meglio delle precedenti latine sembrano attagliarsi al caso del Sestini. Dopo questo preambolo, cui non manca di far seguire, a mo’ di commento, l’osservazione che questi popoli conservano tuttora gli stessi difetti, il Sestini ci dà qualche notizia più positiva intorno alle cause della sua partenza da Bucarest: „La mia permanenza fatta in Bukuresti per otto mesi circa, non ebbe quell’effetto, che doveva in realtà avere, nè l’esercizio del mio posto, per il quale mi si era con tanta premura fatto venire, potè aver luogo, onde non volendo essere lo zimbello della cattiva fede di una tale nazione, aspettai un’occasione favorevole per potermi liberare da una specie di tirannia causatami anco dalla persona, che doveva lasciare il suo posto, per essere da me occupato secondo l’accordo, e le convenzioni fatte col principe Ypsilante”1. È chiaro che qui si tratta del Segretario, in casa del quale il Principe volle che prendesse alloggio appena arrivato a Bucarest. Contro costui, un Signor R..., non mancano insinuazioni ironiche nel corso del volume2, che del resto contiene solo poche pagine

  1. Op. cit., p. 2.
  2. Cfr. p. es. a p. 20: „Questo luogo [ = Pitescty come scrive il Sestini, cioè Pitești] sarà ora rinomato tra le sanzioni ancora in mente, e non digerite dal sig. R.... segretario del principe, per mancanza d’una non profonda legislazione, mentre si è reso celebre per un fatto tragico seguito qui l’inverno passato, a motivo di qualche gelosia d’amore, e l’unico da contarsi presso un popolo, che mai ha registro d’onore o di reputazione per la galanteria, o sia per il bel sesso.” Segue il fatto, che rappresenta per noi un qualunque fattaccio di cronaca: un marito geloso che uccide il ganzo, o, come dice il Sestini, servendosi del vocabolo tecnico del tempo, „il cicisbeo della sua moglie”. Se non che il Sestini, si esprime così male, da non farci capire neppure perchè quel fattaccio gli sembri d’esser narrato al lettore. Orbene non è il fattaccio in sè che importa notare, ma piuttosto l’assenza assoluta di gelosia che si osservava e si osserva ancora nel carattere rumeno. Delitti passionali sul genere di quelli che i giurati italiani mandano costantemente assolti, non solo non si commettono, ma non si concepiscono neppure in Rumania; sono considerati come una tragica ingenuità tutta propria del carattere italiano, cose che posson succedere soltanto in Italia, delinquenza a fondo di romanticismo. Ecco perchè il Sestini crede parlarci di quella rara avis ch’è il marito di Pitești, omicida per gelosia. L’intenzione del Sestini è resa più chiara dalle parole che seguono, dove non si può non cogliere a volo l’intenzione sarcastica, resa maggiore dal tono indifferente del narratore: „Un tal caso, per sè nuovo diede molto da pensare, e nessuno sapeva od era capace di giudicare unu