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si eseguirono non poche rilegature di vangeli in argento battuto; donde, per il tramite di artisti dalmati chiamati a costruir chiese e monasteri votivi, par certo ormai che l’arte veneziana del cinquecento penetrasse in Rumania;

d) da Vienna, dove importanti personaggi rumeni (e valga per tutti il Văcărescu) si trovarono a contatto con dotti e letterati italiani; dove prima lo Zeno e poi il Metastasio furon poeti cesarei; dove, infine, molte opere italiane apparvero tradotte in greco;

e) dalla Transilvania, legata per vincoli di sangue, di lingua, e di tradizioni ai rumeni dei Principati danubiani, e, nel contempo, parte di quell’impero absburgico che si stendeva allora anche in Italia; in contatto poi con Roma e visitata spesso da prelati italiani;

f) dalla Francia medesima, che, nel secolo XVII, fu anch’essa sotto l’influsso del pensiero, dell’arte, e, sopra tutto, della poesia italiana.

Non sarebbe però stato così facile alla cultura italiana di aprirsi tante strade verso la Rumania, qualora il terreno non fosse stato preparato e ogni ostacolo rimosso dalle relazioni storiche, politiche, religiose e commerciali, che, nel passato, erano intercedute fra i due paesi; molte delle quali tuttavia sussistevano. Tra queste relazioni, certo le più importanti son quelle dovute all’influenza che ancora esercitava nel secolo XVII, ed esercitò ancora per buona parte del secolo seguente, la Repubblica di Venezia, se non più, come una volta, nella politica e ne’ commerci, certo ancora moltissimo sulla cultura dei popoli abitanti l’oriente d’Europa, e, in ispecial modo, la Grecia. Non vanno ad ogni modo trascurate altre relazioni, che hanno anch’esse un’importanza non piccola nella storia dei contatti italo-rumeni, come p. es. quelle assai più strette e frequenti, che corsero, anche prima del tempo cui ci riferiamo, tra i paesi danubiani, Venezia stessa e la Republica di Genova, ed alle quali si deve il contatto costante, che quei popoli conservarono colla cultura, la lingua e l’arte italiana, agevolando viaggi, promovendo missioni politiche, moltiplicando le occasioni di vedersi e di conoscersi; e, sopra tutto, la politica religiosa dei Papi, che mirò sempre all’unione delle due Chiese, cattolica e ortodossa, e che, attirando a Roma i rumeni di Tran-