Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/138

128


E moltissimi altri di simil sorta, che a bello studio tralascio per non recar tedio a chi legge”1.

— „Bella scoperta! 0 non accade lo stesso in tutte le lingue romanze? Come mai una cosa così ovvia può sembrar tanto strana al Del Chiaro?” — Sicuro, oggi siamo noi a meravigliarci della meraviglia del Del Chiaro; pure la nostra meraviglia non è meno illegitima di quella del viaggiatore settecentista. Possiamo in buona fede scandalizzarci della poca penetrazione filologica del Del Chiaro, (che — non lo dimentichiamo — scriveva quelle parole intorno al 1817 — 18), quando tanti anni dopo un ingegno critico come quello del Raynouard si perdeva nei viottoli senza uscita di una teoria assolutamente fantastica? Se, pur dopo la comparsa del volumi del Diez, Heliade erigeva a dignità di teoria (e portava poi alle ultime conseguenze) un’opinione, cui il Del Chiaro aveva appena accennato timidamente e in forma dubitativa?

τ) Domenico Sestini.'

Domenico Sestini2, numismatico insigne, archeologo non disprezzabile e dilettante di botanica, venne in Rumania ai tempi del Voda Ipsilanti e precisamente nell’ottobre del 1779, ma vi restò troppo poco, perchè potesse parlarne con qualche competenza. Peggio ancora: il Sestini non ebbe troppo a lodarsi del Voda Ipsilanti, che, dopo averlo fatto venire da Costantinopoli, dove allora il Sestini si trovava a villeggiare a Bujuk-Derè, offrendogli il posto di Segretario, non mantenne gl’impegni, o meglio li mantenne solo in apparenza, onde „per non diven-

  1. Del Chiaro, op. cit., p. 235.
  2. Cfr. su di lui lo studio di N. Iorga, Călătoriile lui Domenico Sestini în Muntenia în Arhiva Societății Științifice și Literare din Iași, IV, 571 sgg. Era nato a Firenze il 10 agosto 1750. Frate trappista nel monastero di Buonsollazzo, non vi rimase a lungo, e, tornato a Firenze, vi pubblicò dissertazioni filologiche ed epigrafiche, che gli procuraron subito una larga reputazione di erudito. Il gusto dei viaggi, che non l’abbandonò mai per tutta la vita, si manifestò in lui per tempo, sicchè il 20 settembre 1774 lo vediamo partire verso il mezzogiorno d’Italia. Questo viaggio, e la continuazione di esso fino a Costantinopoli, dove vide la peste del 1778, gli forniscon l’argomento dei sette volumi di lettere che pubblicò a Livorno il 1774. Altre notizie sul Sestini dà Fruttuoso Pecchi nella prefazione al Viaggio de Costantinopoli a Bukoresti.