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che non è altro se non il rumeno trupa de cai, ci ricorda un altro merito non piccolo del nostro viaggiatore fiorentino: la conoscenza ch’egli mostra avere della lingua rumena, in grazia di cui quasi sempre, pur colle necessarie sostituzioni ortografiche, le parole e le frasi rumene da lui riportate nel volume si leggono scritte esattamente e tradotte con esattezza, cosa piuttosto rara nei libri dei viaggiatori italiani in Rumania.
Di questa sua conoscenza della lingua, troviamo una prova nel Vocabolario sopra ricordato di parole valacche che han corrispondenza col latino e l’italiano, ch’egli fa seguire al secondo libro della sua Storia, ,,per appagar la virtuosa curiosità di chi legge, sul proposito della Valaca favella, la quale in molti Vocaboli ha una gran correlazione colla lingua latina”1. A proposito di che, ritengo non interamente privo d’importanza il segnalare un passo, dal quale, se ce ne forse il bisogno, risulterebbe ancora più chiaro, quanto dalla teoria latinista sia breve il passo a quella italianista, e come il Del Chiaro possa in ciò considerarsi un precursore di Heliade:
,,Dopo aver terminata questa mia Storia, mi vedo in impegno di mantener quanto nel principio di essa promisi, per appagar la virtuosa curiosità di chi legge, sul proposito della Valaca favella, la quale in molti vocaboli ha una gran correlazione colla Lingua Latina conforme ce ne vien dato qualche saggio da Giovanni Lucio nel suo Libro intitolato: De Regno Dalmatiae: Io però, con mio stupore, osservo esservi frammischiate non solo alcune parole Italiane; ma eziandio, per la pratica da me acquistata in sei Anni nel Linguaggio Valaco, trovo che ne’ Verbi (spezialmente ne’ preteriti perfetti) vi apparisca la maniera totalmente Italiana, e che affatto si scosta dal Latino; cioè a dire, che ne’ suddetti preteriti servonsi, come noi Italiani, del Verbo Ausiliare Avere, ed eccone alcuni esempj.
Ce ai scris? |
Che cosa hai scritto? |
- ↑ Del Chiaro, op. cit., p. 235.