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ostentar la sua credenza cattolica, ricorre ad ogni sorte di calunnie contro il clero ortodosso. Ecco le paroli del Del Chiaro: „Si fece lo sparo de’ Cannoni; gli fu prestato l’omaggio, mediante il bacio della mano, da ogni Nobile, e da altre Persone di non infima sfera. Spettacolo non più veduto: Metamorfosi non più udita! In uno stesso tempo due Principi in una medesima Corte: uno Deposto, l’altro (come apertamente dicono tutti e nella Valachia e altrove): intruso. Chi mai può dire di aver veduto nello stesso tempo rappresentarsi due scene così contrarie in un Teatro? Ciò viddesi allora in Bucaresti. Nella Scena del nuovo Principe Cantacuzeno, tutto era in giubbilo, tutto in allegrezza; ognuno de’ di lui aderenti andavasi già ideando nella mente una farragine di giulive speranze. All’incontro in quella del Deposto Brancovani, altro non compariva se non tristezza, e costernazione; sendo il tutto ingombrato dalla terribile apprensione di mille timori. Il Principe Stefano, dopo aver ricevuto il primo omaggio suddetto, passò nell’Appartamento del Principe Deposto, a cui fece alcuni complimenti, e poscia diverse proteste circa dell’aver accettato il Principato. Sinchè durò questo discorso tra di loro, osservai che il Cantacuzeno stava in piedi, e col capo scoperto: Il Brancovani, stando a sedere e col berrettone in testa, gli rispose, con la solita sua naturale soavità: Esser sempre meglio, che il Principato fusse stato conferito a lui, che a qualche Persona straniera. Terminatosi questo complimento, licenziossi il Principe Stefano, e ritornato nel suo Appartamento, si assise in Trono, dove cominciò a dispensar diverse Cariche, ch’erano state prima possedute da Creature del Deposto: Cosa che veramente diede a molti occasioni di mormorare, parendo che almeno per una certa convenienza di stretta parentela, sarebbe stato bene il non fare mutazione veruna sino alla partenza del Brancovani. Questa successe il giorno seguente, ch’era il Venerdì Santo de’ Greci, verso le ventun ore. Giornata, e ora veramente di passione pe ’l povero Principe, che insieme co’ suoi Figliuoli era condotto in Costantinopoli ad una morte spietata”1 2

  1. Del Chiaro, op. cit., pp. 186—187.
  2. La quale, a non tener conto del solito Indice delle Cose più notabil e del Breve alfabeto di parole valacche, le quali hanno corrispondenza colla Lingua latina e italiana (pp. 235—154) non va oltre le 234 pagine in ottavo grande.