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L’intenzione di riuscir quanto è possibile equanime e spregiudicato ne’ giudizii appare del resto fin dalle prime parole della prefazione:
„Scrivo quel che... ho veduto io medesimo: Scrivo ciò che in quello stesso Paese da Personaggi accreditati mi è stato ingenuamente affidato: Sono forestiero in quella Provincia, ed egualmente beneficato ed onorato da tutti e tre quei Principi, de’ quali scrivo in modo particolare; il che mi fa sperare, che a chi leggerà servir possa di bastevol motivo per credermi totalmente spogliato da qualsiasi passione”1.
Tutti gli storici, da che mondo è mondo, han sempre fatto di simili proteste, senza che poi abbian voluto o potuto attenervisi e neppure il Del Chiaro riesce, per esempio, a sottrarsi alla simpatia che la memoria dell’infelice principe Brancovani gli ha destata nell’animo, ma lo fa con discrezione, senza rendersi ingiusto con gli altri, neppure quando la cosa parrebbe quasi impossibile. Cito un esempio. Quando, a p. 187 della sua Storia, ci parla dell’elezione di Stefano Cantacuzeno in luogo del deposto Brancovani, avvenuta il giorno stesso della deposizione di quest’ultimo, e mentre l’infelice principe si trovava con la sua famiglia in preda al più disperato dolore; il Del Chiaro non riesce a mandar giù che un uomo legato al Brancovani da stretta parentela non solo accettasse di occuparne il trono senza neppur tentare di salvarlo dall’ira della Porta, ma incominciasse „a dispensar diverse Cariche, ch’erano state prima possedute da Creature del deposto”; pure, nella sua condizione di forestiero, cui non piace mettere il naso ne’ fatti altrui, si limita a rilevare come la cosa desse a molti „l’occasione di mormorare”, senza entrare in merito sulla giustezza o meno di quelle mormorazioni.
È una pagina che mette conto di riprodurre, pervasa com’è da un soffio potente di carità e di pietà veramente cristiana, assai diversa dal fanatismo che avremo occasione di osservare nel Baicevich, che, non sapendo trovare un modo migliore di
- ↑ Op. cit. L’autore a chi legge, p. * 2 verso.
cera per conservarle nelle loro case come reliquie e per servirsene in guisa di amuleti”. Cfr. il Viaggio curioso-scientifico-antiquario per la Valachia, Transilvania e Ungheria fino a Vienna fatto da Domenico Sestini socio di più accademie. Firenze, 1815. Nella Stamperia di Luigi e fratelli Magheri. A spese di R. Tondini Librajo da Badia, pp. 181— 185.