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che anzi sembra meravigliarsi persino che „molti vecchi, tenaci in conservare i costumi antichi”, non abbian „mai voluto parlare il Greco”1. Il Del Chiaro invece, come abbiam visto, dopo aver rilevato l’origine e il carattere latino del popolo e della lingua, non si limita a segnalar la presenza di vocaboli e costrutti slavi (ch’egli dice illirici) nel lessico rumeno, ma pur anco le parole turche, greche e ungheresi infiltratesi nella lingua in seguito „al commerzio che hanno avuto i Valachi con quei popoli”. Un filologo moderno non potrebbe esprimersi con maggiore esattezza! Ma, per tornare all’indole dei Rumeni quale apparve al Del Chiaro, sarà bene citare il brano seguente, a mostrare com’egli, a differenza di altri viaggiatori italiani e stranieri, s’ispirasse ne’ suoi giudizii, a quella simpatia per il popolo, del quale di descrivono i costumi, tanto necessaria ad ogni viaggiatore che intenda riuscire obiettivo, per vincere quel primo sentimento d’instintiva ribellione, che il contatto con popoli di civiltà diversa fa nascer nell’animo anche dell’uomo più colto e spregiudicato, e riesce spesso fatale alla giusta valutazione degli uomini e delle cose:

„Quanto poi alla Nazione Valaca in generale, basta il solo praticarla, per venire assolutamente in chiaro, che i Valachi sono dotati di ottima indole, e capacissimi di fare buona riuscita in tutte le professioni, alle quali si applicano; ogni qual volta sieno ammaestrati. Eglino sono naturalmente agili nel cavalcare; destri nel maneggiar la sciabla, e nell’arte del saettare; e, se fossero istruiti nell’Arte Militare, farebbero un gran profitto. Quanto poi ad altri esercizj meccanici, riescono mirabilmente. Imparano tutto ciò che vedono, e non vi è manifattura, tanto alla moda Turchesca, quanto all’usanza nostra, che eglino non sappiano assai bene imitare. Mi ricordo d’aver veduto un Giovane servitor della Casa Cantacuzena, il quale aveva così bene imparato a disegnar con la penna, che i disegni da lui fatti parevano stampati in rame. Un altro ancora (fratello di un Mercante, noto qui in Venezia ad alcuni di quelli che negoziano con li Mercanti Valachi) riesce assai bene nel dipingere, a segno tale che ha copiato assai esattamente alcuni Quadri di Chiesa in Venezia, e, ritornato poi nella Vala-

  1. Raicevich, op. cit., p. 182.