Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/127


117


Non si posson leggere due pagine di seguito, senza imbatterci in proteste d’obbedienza al Sommo Pontefice, d’orrore per ogni sorta di eresia, e persili di compiacenza, per le sofferenze che gli ortodossi soffrono sotto il giogo del Turco, giusta punizione, secondo lui, dell’essersi allontanati dal grembo di Santa Madre Chiesa! Fosse sincero almeno! Invece, quelle sue proteste ci appaion così poco sentite, da farci pensare che il Magni si ricordasse d’esser cristiano solo fra i Turchi. Le poche pagine che dovrebbero riguardar la Rumania, son dedicate per metà alla narrazione di un certo intrigo che un rinnegato avrebbe ordito contro di lui, per calunniarlo presso il Sultano e spillargli così di bei quattrini. Si resta però con l’impressione che tutta questa famosa congiura, non sia esistita che nella mente esaltata dell’autore, che, del resto, specie riguardo alla Rumania, le sballa così grosse, da ritenerne persino greci gli abitanti. Sentiamolo parlare un tantino di certe sue imprese gallinacee nei dintorni di Galatz: „In corso di tre giorni, ci rendemmo a Galaz per campagne piane et amene, ma incolte: per il camino ci occorse passare varij casali tutti distrutti, et inabitati, e, quando volevamo mangiare, ci conueniua procacciarlo co’ bastoni, amazzando galline, anatre, o altro, che ci veniva alle mani, mentre con esibire l’ordine, et offerire danari era impossibile, che ci venisse accordata cosa veruna da quegli abitanti, che, quando vedevano poi li polli morti, si contentavano del pagamento: tanto è vero che dal Greco (!) non è possibile tirare cosa veruna con le buone, sia sotto speranza di premio, ò di pagamento, mentre esso non vuole per sua direzione altro che il bastone, il quale per Divina Previdenza trouasi ben collocato nelle mani del Turco, che non si rende auaro a questa perfida nazione, e pure non è mai abbastanza”1

    Europei che non soggiacciono al Turco, passino per Franchi, nondimeno l’idioma franco s’intende unico l’italiano, e questa lingua vengono astretti, intendere non solo, ma parlare li ministri de’ monarchi e potentati europei.”

  1. QVANTO | Di più curioso, e vago hà potuto | raccorre | CORNELIO MAGNI | Nel primo biennio da esso consumalo | in viaggi, e dimore per la | TVRCHIA.| In varie lettere scritte in Italia, le quali | principalmente includono l’esame | della Metropoli di Costantinopoli, de’ | luoghi aggiacenti, | e dell’esercito Ottomano, si in marcia, come in campo. | Dedicata | ALL’INCLITA CITTÀ | DI PARMA | SVA PATRIA. | Aggiontaui la relazione del Serraglio del|