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tori, cui, nel narrare le tristi condizioni della Valacchia e della Moldavia, abbrutite dalla rapacità insaziata dei loro stessi principi, piange il cuore di cristiana pietà; son portato a concludere che il Botero non ebbe mai l’occasione di osservar da vicino quali fossero le cause di quell’indolenza e di quella povertà ch’egli rimproverava ai contadini rumeni, i più eroici martiri che io conosca nella storia della civiltà, davanti ai quali m’inchino con l’ammirazione che si deve a chiunque, debole e inerme subisce la violenza materiale del più forte, serbando l’animo eretto, pronto sempre a scuotere il giogo e spezzar le catene,

come la foglia che flette la cima
nel transito del vento, e poi si leva
per la propria virtù che la sublima!

(Paradiso, XXVI, 85—87).

ζ) Tommaso Alberti.

Tommaso Alberti passò per la Moldavia nel 1612. Agente di commercio di una casa veneziana, partì per via di mare da Venezia il 18 maggio 1609 e giunse a Costantinopoli il 19 luglio di quell’anno. Ne riparte il 6 novembre 1612 per accompagnare a Lemberg (dove nel frattempo la casa da cui dipendeva aveva aperto una succursale) un convoglio di carri carichi di tappeti, rabarbaro e seta. Il 15 decembre lo vediamo giungere a Iasi, dove regnava in quegli anni Ștefan Comșa. Ne riparte ai 20, e, dopo un lungo e lentissimo viaggio, giunge finalmente a Lemberg il 30 marzo dell’anno seguente (1613).

Adempita la sua missione, prende la via del ritorno con sessanta carri carichi di pellicce, cuoi e pugnali, passando di nuovo per Iași e facendo a ritroso la strada che aveva percorso nel viaggio d’andata. Giunto a Costantinopoli il 1 giugno, smercia il suo carico e si rimette in viaggio per la Polonia. Attraverso Lemberg, Cracovia, Norimberga, Coira, Ceva e Milano, l’infaticabile mercante giunge finalmente (25 ottobre) a Bologna, sua città nativa. Ma non vi rimane a lungo. Il 20 aprile del 1614 eccolo di nuovo sulle mosse d’intraprendere un secondo viaggio in Oriente. Il 30 giugno lo troviamo già arrivato a Costantinopoli, dove resta sette anni, fino alla primavera cioè del 1621,