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zioni e conferenze superficialissime, che non son valse davvero a promuovere i rapporti intellettuali fra i due popoli fratelli.
ε) Giovanni Bolero e le sue „Relationi Universali”.
Ciò posto, torniamo a noi, e incominciamo dal Boterò. A rigor di termine, le Relationi Universali1 non rientrerebbero nell’argomento della nostra ricerca, come quelle che, in fin dei conti, non rappresentano sempre delle note di viaggio, malgrado l’autore, cui
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si paragoni, nella dedicatoria a Carlo Emanuele di Savoja, al viaggiatore, che, tornando in patria, „dopo molti anni di trauagliosi viaggi...”, suole, per far fede „delle Prouintie... vedute, presentare a’ Signori, ò a’ Padroni qualche pianta, ò pietra, ò cosa tale propria de’ luoghi, oue è stato.” Se non che il poveretto non è riuscito a trovare in tutto il mondo „herba, ò gioia, ò cosa che sia nuoua à gli occhi, ò anche alle mani” del Serenissimo Carlo Emanuele e non può offrirgli che „vn Sommario di tutti i suoi viaggi, e di tutto ciò, che egli ha in essi appreso.” In altri termini, il volume delle Relationi Universali, il quale, „se non per altro, per la varietà delle materie, e per la breuità della dettatura”, potrà arrecare al Serenissimo Duca „tra gli alti pensieri, e gl’importanti affari, che, intento alla quiete de gli amplissimi Stati suoi e di tutta Italia, ha per le mani; qualche piacere, e gusto”2.
Per quanto il 1596 il Boterò tornasse davvero da un lungo viaggio attraverso lontane regioni; viaggio fatto per conto della Congregazione De propaganda Fide; ciò non vuol dire ch’egli abbia davvero visitato di persona tutti i paesi, che, con tanta minuzia, ci descrive nelle fitte pagine del suo grosso volume. Ch’egli infatti si servisse, oltre che delle sue osservazioni per-