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caxa soa, zoè im palazo, fi una festa di baiar done e mascare, con una bella colation.

A di 31 [maggio, 1506]. La matina il doxe andò in bucintoro a sposar il mar. Eri portò la spada sier Zuan Marzello, va podestà di Chioza, et suo compagno sier Francesco da Leze, quondam sier Lorenzo; et ozi partì sier Michiel Memo, va a Napoli di Romania; fo suo compagno, sier Antonio Moroxini, quondam sier Michiel. Etiam fono a disnar col principe, videlicel drio, li oratori di Franza e Spagna, l’orator di Tunis, moro, et li do oratori del valacho.

A di 11 [giugno, 1506J fo el zorno dii Corpo di Christo. Fu fato una bellissima precessione, le scuole a ragata se feno honor, con molte demonstration et soleri; et piunete, ma durò pocho. Era il patriarcha con 4 episcopi, videlicel quel di Chisamo, di Sibinico, l’arzivescopo di Spalato, da cha’ Zane, et lo epìscopo di Torzelo, ch’è arziepiscopo di... Era il principe con li oratori Franza, Spagna et Hongaria, ieri zonto, come dirò poi. Item, dil valacho do oratori... Da poi disnar, de more fo fato la precessione al Corpus Domini, qual fo bellissima... Et la notte partì sier Domenego Dolfin, va capitano di do galie bastarde contra corsari”.1

Oh quelle do galie bastarde che parton di notte alla caccia dei corsari dopo una giornata di feste e di banchetti! Li do oratori dii Moldavo dormivan certo la grossa, quando al comando di sier Domenego Dolfin, presero il largo fra un crosciar di nerbate sulle spalle aduste de’ galeotti! Eppure ad esse doveva Venezia la sicurezza de’ suoi commerci, che le permettevan di poter abbagliare colla pompa de’ suoi ricevimenti gli oratori di Francia e di Spagna non meno che quelli del re moro di Tunisi e del Vayvoda di Moldavia! Così, dopo essersi mollemente mirata tutto il giorno adorna de’ suoi vezzi più belli nello specchio tacito della sua laguna, la Venezia del secolo XVI amava spiegar la notte l’unghie affilate del suo leone; amava (come tutti i veri forti) far pompa de’ trofei, non delle armi e del sangue, con cui li conquistava!

Il primo vero viaggio di un italiano in Moldavia può ad ogni modo ritenersi quello compiuto intorno al 1531 da Ercole Dalmata. Disgraziamente però perla nostra ricerca, che si sarebbe avvantaggiata non poco della descrizione fatta da un testimone oculare delle condizioni della Moldavia in un’epoca così antica, quel viaggio non ebbe altre conseguenze all’infuori di una lettera, (d’altronde importante come documento storico), in cui si descrive la battaglia di Obertyn, (agosto, 1531), nella quale Petru Rares fu sconfitto dai Polacchi, ai quali voleva ritogliere la Pocuzia. Se perciò Ercole Dalmata si può considerare come

  1. Cfr. I Diarii di Marino Sanuto, Venezia, 1983, Tomo VI.