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Antonio Ferdinando Gonzaga, veniva magnificamente in taglio dedicare una Storia della Valachia, „anelante (!) il felice momento (!!) di vedersi ricoverata (!!!) sotto le Ali dell’Aquila Austriaca” a chi „per ragion di parentela” era „sì strettamente congiunto coll’Austriaca Augustissima Casa Regnante.” Alle quali considerazioni di Anton Maria del Chiaro saremmo però ingiusti, se non aggiungessimo „le premurose istanze che da molti eruditi soggetti” furon fatte al Del Chiaro” di raccoglier tutte le rimarchevoli notizie di quella Provincia”; dalle quali rileviamo quell’interessamento tutto italiano (italiano pur troppo anche nel senso di accademico), che, dal sec. XV ai giorni nostri, almeno nei brindisi dei banchetti e nelle orazioni italo-rumene ai piedi della Colonna Trajana, non è venuto mai meno. Il che è certo qualcosa; ma non per questo devono contentarsene i due popoli affini così supinamente ignari l’uno dell’altro.

Ma l’argomento è scabroso e sembra non potersi trattare senza cadere nella gonfia declamazione e nelle tirate retoriche. Fuggiamo dunque da questa pericolosa Cariddi e ritorniamo al nostro arido, ma forse non inutile discorso.

δ) Uno sguardo d’insieme: dai „baili” veneti ai conferenzieri spediti al Ponto.

Quali furono i primi viaggiatori italiani in Rumania? I Genovesi caricatori dì grano a Chilia e a Cetatea-Alba? I Veneziani che contendevano loro il primato nei commercii, e delle cui galere si serviva il Vayvoda di Transilvania per recarsi al Santo Sepolcro? O non piuttosto il legato di Papa Innocenzo, venuto a incoronar Ioniță, „imperatore de’ Bulgari e de’ Valacchi”? Una tale ricerca ci porterebbe certo assai lontano: ai tempi probabilmente che precedettero immediatamente la colonizzazione romana dell’Illirico e della Dacia. La posizione geografica dell’Italia è infatti tale da render necessarii, e direi quasi fatali i suoi rapporti commerciali e politici coll’Oriente d’Europa, e quelle medesime acque dell’Egeo che baciarono un tempo le veloci carene delle galere veneziane ribollono oggi innanzi alla prora dei piroscafi della terza Italia sulla via mostrata loro ab antiquo dalle rosse triremi d’Ottaviano e dai