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l’idea della discendenza latina dei Rumeni; sarà tutt’altro che inutile dare un’idea dei viaggi eruditi del quattrocento, anche a causa delle molte opere storiche greco-bizantine, che, grazie ad essi, si diffusero in Italia e contribuirono non poco a ridestar l’interesse per la lontana e dimenticata figlia di Roma! Abbiamo intorno a ciò un magnifico brano del Carducci nel quarto de’ suoi ormai classici Discorsi dello svolgimento della letteratura nazionale, che i miei lettori conosceranno di certo ma che son certo rileggeran volentieri: „Ed ecco: per un Petrarca che andava frugando le città dei barbari in cerca di qualche opera obliata di Cicerone; per un Boccaccio che saliva trepidante di gioia nella biblioteca di Montecassino tra l’erba cresciuta grande sul pavimento, mentre il vento soffiava libero per le finestre scassinate e le porte lasciate senza serrami, scuotendo la polvere da lunghi anni ammonticchiata su’ volumi immortali, sdegnavasi vederli mancanti de’ quadernetti onde la stupida ignoranza dei monaci aveva fatto brevi da vender alle donne; per uno, dico, ecco sorger le diecine di questi devoti dell’antichità, affrontando pericoli di lunghi viaggi, passando monti e mari, peregrinando poveri e soli per contrade inospitali, tra popoli o avversi o sospettosi, de’ quali non sapevan la lingua, tra tedeschi, tra turchi. Andavano, dicean essi, a liberare i gloriosi padri dagli „ergastoli dei Germani e de’ Galli”. E i baroni dai torrazzi del castello e i servi della gleba per avventura ridevano al veder passare quegl’italiani magri, sparuti, con lo sguardo fisso, con l’aria trasognata, e salire affannosi le scale minate di qualche abbazia gotica, e scenderne raggianti con un codice sotto il braccio; ridevano e non sapevano che da quel codice era per uscire la parola e la libertà, che doveva radere al suolo quelle torri e spezzar quelle catene; non sapevano che quei poveri stranieri erano i preti di un Dio ancora ignoto, ma prossimo successore del Dio medievale, colla cui sanzione non solo i servi esistevano, ma eran dati cibo ai mastini del barone e le loro donne arse per istreghe dai monaci.” 1 Orbene da quel codice (fosse delle Epistolae ex Ponto o delle croniche bizantine di Calcocondila) da quel codice era per uscire pur anco la parola di vita che avrebbe aggiunto alla già florida

  1. G. Carducci, Dello svolgimento dela letteratura nazionale in Discorsi letterari e storici (Vol. I delle Opere) Bologna, Zanichelli, 1905, pp. 129— 130.