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Non più di tanto. E forse non è neppure da pensare che ambedue i poeti, l’italiano e il romeno, abbiano potuto ispirarsi a un passo di una poesia di Arrigo Heine, com’è parso a un mio bravo scolaro, il Prof. Napoleone Crețu e pareva una volta anche a me. Molto più importante è il notare la parentela ideale tra le due poesie, l’affinità spirituale tra i due poeti in uno stato d’animo analogo senza pretender di parlar di fonti e di dipendenze, nè dirette nè indirette. Un sentimento nostalgico del passato spreme due lagrime a due poeti che mai si conobbero (nè potevano, visto che vissero in tempi diversi); queste due lagrime si trasformano per la magia dell’arte in due perle meravigliose dai riflessi iridati e di splendore diverso, se pure analogo. Ciò basta alla nostra consolazione di lettori e di ammiratori del bello.

La poesia che segue («Così fresca...») è una delle più caratteristiche di Eminescu ed ha davvero la freschezza di un niveo ramo di ciliegio in fiore:


COSÌ FRESCA...

Così fresca rassomigli
al fiore bianco del ciliego,
e quale un angelo tra gli uomini
sulla mia strada appari.

Appena sfiori il molle tappeto,
ecco che la seta fruscia sotto il tuo piede,
e dal capo alle piante
leggiera come il sogno ondeggi.

Nell’ondeggiare della tua lunga veste,
risalti in pieno come una statua:
piena di fascino e d’estasi
pende l’anima mia dagli occhi tuoi.

O sogno felice d’amore,
o mite sposa delle favole,
non sorridere: il tuo sorriso
mi svela tutta la tua dolcezza.

Coll’incanto della notte in eterno
oscura quanto puoi gli occhi miei,
oscurali col caldo murmure delle labbra,
cogli amplessi delle tue fredde braccia.

Ma, all’improvviso, passa un pensiero
e un velo ti scende sugli occhi ardenti:
è la tenebrosa rinunzia,
è l’ombra dei dolci desii.