Citerò ora tre poesie che mi sembrano tra le più caratteristiche del nostro poeta:
— «Oh, resta, resta con me,
t’amo così forte!
Le tue tristezze tutte
so comprenderle io solo;
nella tenebra dell’ombra
t’assomiglio a un fiore
che guardi nel profondo dell’acque
con occhi tristi e buoni;
e tra il crosciar dell’onda
e il muoversi dell’erbe alte,
son io che ti fo sentire
passar le mandre dei cervi.
Ti veggo rapito, estatico,
sussurrar con accento tranquillo,
ti veggo stendere il piede
nudo nell’acqua lucente,
e, guardando a luna piena»
nella bruma dei laghi,
gli anni tuoi sembran momenti,
dolci momenti che paion secoli».
Così dice lene il bosco,
agitandomi i rami sul capo;
zufolavo al suo invito,
e uscivo ridendo tra i campi.
Oggi..., quand’anco tornassi,
non lo potrei intendere più.
Dove sei... o fanciullezza,
col bosco tuo, con... tutto?
|
(Trad. di Ramiro Ortiz, op. cit.).
La poesia ha qualche accento comune con «Davanti a San Guido» del Carducci, soprattutto nel desiderio accorato di tornare a vivere gli anni inesorabilmente trascorsi della fanciullezza e della gioventù. Ricordate?
Nidi portiamo ancor di rosignoli,
deh, perchè fuggi rapido così?
Le passere la sera intreccian voli
a noi dintorno ancora. Oh, resta qui!
|