Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/83


— 83 —

Sui molli cuscini rigido siede ed ha lo scettro in mano
e con frasche i paggi lo difendon dal caldo e dai tafani.

Ora ecco che dal bosco esce anche Călin, lo sposo,
nella sua mano tenendo la mano della sposa;

secco fruscia sulle foglie lo strascico della bianca veste,
roseo qual mela ha il viso, gli occhi vividi di gioia;

fino a terra le giunge la chioma di molle oro,
che sulle braccia e i nudi omeri le si riversa.

Tale, svelta procede e il bel corpo le ondeggia;
fiori azzurri ha nei capelli, e sulla fronte una stella.

Prega il suocero che a capo-tavola voglian ora prender posto
il Padrino: (il Sole fulgido! e la Madrina: (la bianca Luna)

Poi seggon tutti a tavola secondo gli anni e la dignità;
lene suonano i violini e la cobza (1) tien bordone.

Ma qual rumore mai s’ode? Qual ronzio quasi d’api?
Tutti guardan stupiti e non san d’onde provenga,

finché veggon un ragnatelo, fra due tronchi, come un ponte,
su cui passa con rumore una gran calca di popolo.

Passan formiche portando in bocca grandi sacchi di farina,
per farne ciambelle e schiacciate da regalare agli sposi.

e le api portan miele, portan polvere d’oro fino
perchè il tarlo, esperto orefice, possa farne orecchini.

Ecco appar tutto il corteo: battistrada è un verde grillo
cui davanti saltan pulci in zoccoletti d’acciaio.

In paramenti di velluto un panciuto calabrone
sonnolento canta col naso le preghiere rituali,

due locuste passan tirando una scorza di nocciuola,
in cui siede un farfallino arricciandosi i mustacchi;

farfallini di mille specie dietro a lui vengono in fila
tutti facili all’amore, tutti mondani e galanti,

vengono i musicisti: zanzare, scarabei e maggiolini,
e la sposa, la Violetta, li attende dietro all’uscio.

Svelto araldo infine un grillo salta sulla mensa regale,
sui piè di retro s’erge, s’inchina, batte gli sproni,

tossisce, s’abbottona la casacca ad alamari:
— «Ci permettete, Signori, di far le nozze accanto a voi?».

(Trad. di Ramiro Ortiz, op. cit.).

  1. Specie di rustico mandolino, ma più grande, con dieci corde, che, toccate con una penna, produeon solo cinque note, sicché lo strumento non può servire che di accompagnamento.