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Al Maiorescu, alle «Convorbiri Literare» e al loro direttore Iacob Negruzzi dobbiamo la scoperta del genio poetico più grande che abbia mai avuto la Romania: Mihai Eminescu. Nato ad Ipoteși, villaggio della Moldavia settentrionale non lungi da Botoșani il 20 dicembre 1849, morto a Bucarest il 15 giugno 1889; Eminescu rappresenta senza dubbio il più grande e il più caratteristico poeta romeno; quello che anche oggi esercita qua e là il suo influsso anche sulla nuova generazione orientata verso nuove finalità artistiche; e che, ad ogni modo, è sempre vivo nella coscienza e nella sensibilità dei lettori. Imitatore dapprima dell’Alecsandrì e dei metri variati e sonori del Bolintineanu; lo Eminescu affermò giovanissimo la sua potente personalità poetica con una nuova, dolcissima e serena armonia, ch’egli seppe imprimere alla poesia romena. Profondo conoscitore della letteratura tedesca, ben poche influenze si posson notare ne’ suoi versi delle poesie del Goethe, dello Schiller, del Heine e del Lenau, che furono i suoi poeti preferiti. Vissuto, fin dalla prima fanciullezza, in contatto diretto colla Natura, egli imparò, essendo ancora fanciullo, ad ascoltarne le voci purissime, affascinanti, facendo sì che per lui il bosco secolare d’abeti, i ruscelli che in cascate diamantine scendon giù dai dolci colli della sua verdissima Bucovina, il sussurro misterioso dei milioni d’insetti che popolano la foresta; divenissero veri e propri protagonisti della sua poesia, coi quali vive in comunità di vita e d’aspirazioni, e dialoga, nel regno della fantasia, come con esseri a lui ben noti e infinitamente cari, solo con essi si confida, essi solo rispondono alle sue ansiose domande, da essi soli trae conforto a sperare e a vivere, quando le ferree catene della realtà lo avvincono ad un mondo cattivo e illogico, dal quale egli evade in quello tutto splendori e colori della Poesia. La vita di Mihai Eminescu si può infatti considerare come un continuo tentativo di fuga da quella normale di tutti i giorni. Fugge di casa per errare giornate intere nella sua cara selva, ascoltando il limpido murmurc della polla e il concerto degli uccelli tra i rami; fugge dalla scuola per seguire una compagnia teatrale; fa tutti i mestieri (dal caricatore di grano nel porto di Galatz a quello di suggeritore al Teatro di Bucarest); è nominato bibliotecario e poi ispettore scolastico da un ministro filosofo e letterato che lo apprezza (il Ma-