Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/77


— 77 —


e filosofica, riuscì a sbarazzare il campo letterario romeno dalle troppe erbacce che lo avevano invaso, mettendo un freno alla fregola dei troppi non chiamati che s’eran sentiti incoraggiati a far della letteratura dalla romantica esortazione di Heliade-Rădulescu: «Scrivete, ragazzi, scrivete!». Nel 1868 fondò a Iași (Moldavia) la società letteraria «Junimea», che si raccoglieva (e si raccoglie ancora, benché ormai non rappresenti che un anacronismo) in casa or dell’uno or dell’altro de’ suoi membri, quasi tutti «boieri» o, in ogni caso, persone che vivevan largamente, in conversazioni e letture letterarie, storiche e filosofiche, con intermezzi di aneddoti gustosi («l’aneddoto ha la precedenza» era uno degli articoli del regolamento) per togliere alla riunione ogni carattere pedantesco, che alla natura equilibrata e armoniosa del Maiorescu ripugnava. Una copiosa mensa, imbandita con thè, vini squisiti e dolciumi svariati, attendeva, secondo le buone tradizioni dell’ospitalità romena, gl’invitati alla fine delle sedute, che si protraevano quasi sempre oltre la mezzanotte. Organo della fiorente società fu una rivista che fu intitolata «Convorbiri Literare» (Conversazioni Letterarie) e la direzione effettiva ne fu affidata al novelliere Iacob Negruzzi, figlio non degenere di quel Costache Negruzzi del quale abbiamo parlato come uno dei più importanti collaboratori del Kogălniceanu, morto nel 1933, dopo essere stato Segretario Perpetuo e poi Presidente dell’Accademia Rumena. Il Maiorescu ci ha lasciati tre volumi di «Critice» (Saggi Critici), tra i quali interessanti anche oggi sono quello sulla personalità e la poesia di Mihail Eminescu, l’articolo intitolato «Direcția nouă» (La nuova direttiva) che rappresenta una specie di manifesto letterario della riforma da lui propugnata ed un saggio pieno d’acume e di buon senso contro lo stile reboante e vuoto, vera «Beția de cuvinte» (Ubbriacatura di parole) di molti scrittori suoi contemporanei. Oltre a parecchi volumi di «Discursuri politice» (Discorsi politici), che interessano per la logica stringente e la rettitudine di spirito che rispecchiano al tempo stesso; non ci ha lasciato nel campo filosofico che un trattato di «Logica» ad uso dei licei, sicché de’ suoi meravigliosi corsi di Storia della Filosofia quelli che non hanno avuto la fortuna di ascoltarli non potran mai farsi una idea adeguata. Gran novità d’interpretazione e di critica in quei corsi non c’era, sib-