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piange e sospira la giovine regina, rosea, soave
come un garofanetto,
perchè in battaglia il caro suo marito
è andato, e di ritorno non è ancora.
Gli occhi suoi azzurri brillan tra le lagrime
come splendon nella rugiada due violette;
ma la regina madre veglia accanto a lei
e con dolci parole le fa coraggio.
Un orologio suona la mezzanotte...
chi mai batte alla porta del castello?
— «Io sono, mamma cara, il figlio tuo diletto,
io sono, che dalla battaglia torno ferito;
la nostra sorte fu questa volta crudele
e il mio piccolo esercito fugge disfatto...
Ma apritemi la porta, i Turchi mi circondano,
il vento soffia gelido, le ferite mi fan male!»
La regina giovane balza alla finestra.
— «Che fai figliuola mia?» — disse la regina vecchia,
poi alla finestra s’affacciò sola
e nel silenzio della notte a questa guisa parlò:
— «Che mi dici, straniero? Il figliuol mio è lontano,
e il suo braccio nel campo avverso semina la morte.
Io son sua madre, lui è il figliuol mio,
se tu sei lui, non son io tua madre...;
ma se il Cielo, volendo umiliare
gli anni miei nella triste vecchiaia,
l’animo tuo nobile ha cambiato in tal modo,
se tu per davvero sei, come dici, Stefano mio figlio;
ebbene tu nel castello senza la vittoria
non puoi entrare col mio permesso.
Torna in mezzo ai tuoi soldati e muori per la Patria
e ti sarà il sepolcro di fiori incoronato!»
Stefano torna all’esercito, suona col suo corno,
i fuggiaschi raduna nelle valli profonde,
si riaccende la battaglia, i Turchi son sbaragliati
e come spighe cadon tagliate dalla falce.

(Trad. di Ramiro Ortiz).


III.


”FATA DELA COZIA„

di Dimitrie Bolintineanu

La tromba risuona su pel verde declivio
e l’esercito di Tzepeș si perde fra gli abeti.
— «Ecco» — gridano i cavalieri — «il valoroso,
che di sua mano uccise il Pascià mussulmano!» — .
Pieno di gioia il Voda lo abbraccia,
e: — «Dimmi» — gli domanda — «vuoi tu oro, o compagna?
Se vuoi ricchezze, te ne darò in abbondanza;
se vuoi compagna, ti darò la mia figliuola!» — .