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Queste idee filologiche di Heliade-Rădulescu (come del resto quelle dianzi esposte, di Petru Maior) sono — è inutile insisterci — in gran parte errate. Bisogna però ricordare che a quei tempi altre non meno errate erano in voga presso le più colte nazioni. Del resto l’opera di Heliade-Rădulescu non si limita a questi scritti filologici, ma interessa anche la letteratura. Egli fondò (1829) il primo giornale politico valacco (Curierul Românesc) e nel 1836 la prima rivista letteraria: il «Curierul de Ambe Sexe» (Corriere d’ambo i sessi); pose le basi di una «Societate Filarmonica» che costituì il primo germe dell’attuale «Teatrul National», sulle cui scene fece rappresentare il «Saul» dell’Alfieri, che, tradotto in romeno da Costache Aristia, suscitò un tale entusiasmo, che si trasformò in una dimostrazione politica degli eteristi greci (giovani appartenenti all’associazione segreta detta ’Eteria), cui si associarono i patrioti romeni aspiranti anche essi all’unità e all’indipendenza del loro popolo, e provocando le proteste del console russo, in seguito alle quali il Voda si vide costretto a far sospendere le rappresentazioni della «Società Filarmonica». Organo di questa società fu la «Gazeta Teatrului» che fu il primo giornale romeno di critica teatrale, fondato anch’esso da Heliade-Rădulescu.

A questo punto sarà bene dar qualche notizia sull’origine del teatro romeno.

Nell’inverno del 1817, Domnitza Ralù, animata dall’intenzione di riuscir gradita a tutti, anche a coloro che per caso non comprendessero il greco o non avessero per il teatro l’entusiasmo che aveva lei, fondò nella località che ora si chiama della Chiesa bianca (Biserica albă) e allora si chiamava della Fontana rossa (Cismeaua rosie) una sala di ballo e di trattenimento, nella quale, dice il Filimon, si radunavano boieri e cucoane a passar le lunghe sere d’inverno. Intorno al 1818 la sala di ballo si trasformò a poco a poco in un teatro della lunghezza di 18 stînjeni per 9 stînjeni e a 5 palmi di larghezza. Aveva tre ordini di palchi rivestiti di stoffa (postav) rossa e panneggiamenti di cambrì con frange bianche. Nella prima fila, a destra, un grosso sofà di velluto rosso per il Voda. Nella sala 14 file di banchi di legno rivestiti di stoffa rossa. Fra gli spettatori e la scena, alta 7 palmi dal suolo, sedevano i musici. Il sipario rappresentava