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Moldavi. Da un gran numero di ottime usanze che ho ritrovate presso di loro, argomento l’origine del popolo; come per esempio dal loro asporto per i banchetti, dal tenere a che la donna non passi prima dell’uomo sul sentiero o sulla via battuta; dal mangiar volentieri cavolo tutto l’anno con l’unica differenza che questi (i Moldavi) lo mangiano salato, quelli (gl’italiani) sì d’estate che d’inverno non inacidito. Tutte queste cose trovano il loro riscontro in Italia e basta guardare in viso i Moldavi per riconoscere il sangue. Assai meraviglia mi fecero le parole di quel vescovo che pii venivano così a proposito per la mia storia.
(Trad. di Ramiro Ortiz).
Ampliata, per ciò che riguarda soprattutto le origini del popolo romeno, da suo figlio Niculae Costin (m. 1712), il «Letopisețul Tării Moldovii» fu poi continuato da Ioan Neculce (1672-1745) nel suo «Letopisețul Tării Moldovii dela Dabija Voivod până la domnia lui Ion Mavrocordat» (Cronaca della Moldavia del regno del Voivoda Dabija a quello di Ion Maurocordato); ma il punto culminante dell’evoluzione della storiografia moldava è rappresentato da Dimitrie Cantemir (1674-1725), che, nobile di nascita, dottissimo non solo nelle lingue classiche, ma anche in quelle slave e orientali, scrisse in latino una «Historia incrementorum atque decrementorum aulae Othomanicae» (1715-1716), che fu tradotta in francese (1743), in tedesco (1745) ed in inglese (1756). Per incarico dell’Accademia di Berlino, di cui era socio, scrisse quella «Descriptio Moldaviae» (1716) che, pubblicata dapprincipio in tedesco, poi in romeno, sotto il titolo di «Scrisoarea Moldovii» (Lettera sulla Moldavia), rappresenta anch’oggi una delle più preziose fonti della storia del costume moldavo. Il suo «Chronicul Romano-Moldo-Vlahilor» (Cronaca dei Romano-Moldo-Valacchi), pubblicato nel 1718, rappresenta una delle più importanti opere storiche che possegga la Romania e la sua «Istoria Ieroglifică» (1704), imitazione della «Storia d’Etiopia» di Eliodoro, una gustosa satira politico-sociale sotto forma di lotte fra gli animali, che ci fa pensare agli «Animali parlanti» del Casti.
In Valacchia la storiografia dovè subire una evoluzione non diversa da quella moldava, ma della sua prima fase non ci resta alcun documento. Ci son pervenute soltanto delle vaste compilazioni in sostegno delle rivendicazioni delle diverse famiglie di boieri in lotta tra loro. Se, per questa ragione, le cronache di